Formazione, un diplomato | vale più di un laureato

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24 Dicembre 2013, 06:00

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PALERMO – Un diplomato? Vale più di un laureato. All’assessorato alla Formazione guidato da Nelli Scilabra ne sono convinti. Al punto da aver affidato questo paradosso all’ufficialità degli atti amministrativi. Suscitando già le ironie di qualche “addetto ai lavori”: “Quel bando evidentemente è stato creato a immagine e somiglianza dell’assessore, senza laurea”. Il bando in questione è quello che apre alla selezione di 1.415 lavoratori degli enti di Formazione privati dell’accreditamento che andranno a lavorare al Ciapi di Priolo.

Il bando “Prometeo” è di venerdì scorso. E concorrerà a far crescere il personale del piccolo Ciapi siracusano, ente in house della Regione. Già “mitologicamente” rimpinguato dai dipendenti degli sportelli multifunzionali, frutto del progetto Spartacus.

Prometeo invece punta a “investire” parte dei 220 milioni del cosiddetto “Piano giovani” per l’avvio dei corsi di Formazione del 2013-2014. In particolare, la somma stanziata è di 35 milioni (33,3 milioni per gli ambiti Forgio e Fas e 1,7 milioni per l’ambito Fp).

Il bando prevede assunzioni a tempo determinato per la durata di 7 mesi – ulteriormente prorogabili per eccezionali esigenze – destinato a personale da impiegare per lo svolgimento dei corsi. In particolare, la Regione cerca 1415 persone, così distribuite: 60 responsabili di processo, 321 tutor, 182 segretari didattici, 182 segretari amministrativi, 156 ausiliari, 514 formatori nelle aree giuridico-economica, scientifica, informatica, lingue straniere e tecnico professionale.

Tra i requisiti per partecipare al bando ecco l’iscrizione all’Albo regionale degli operatori della formazione professionale siciliana, quello di non essere stato “destituito, dispensato o licenziato da un impiego, per persistente insufficiente rendimento” e quello di “non essere impegnato attualmente in attività inerenti percorsi formativi”. Ovviamente, i titoli di studio devono essere “adeguati alle qualità educative, organizzative e tecniche dei corsi”. Per fare un esempio, i formatori o i tutor devono quantomeno poter vantare un diploma. A dire il vero, gli aspiranti dipendenti del Ciapi di Priolo dovranno specificare anche un dato assai curioso: “Il Comune nelle cui liste elettorali è iscritto”. Insomma, per selezionare i lavoratori da impiegare al Ciapi, il governo vuole sapere anche dove vota ciascuno di loro.

A scegliere i dipendenti sarà una commissione composta da cinque membri: due funzionari regionali, due funzionari del Ciapi di Priolo, oltre al direttore dell’ente, in qualità di presidente della commissione. Saranno questi cinque, quindi, a stilare le graduatorie. Che si baseranno unicamente sui titoli di studio, professionali e sul curriculum. In particolare, il 60% del punteggio sarà il frutto dei titoli di studio, il 20% dei titoli professionali e il restante 20% dei servizi prestati in “enti di formazione ed Enti pubblici”.

Ma qui, ecco il paradosso, che proviamo a spiegare, numeri alla mano. I titoli di studio daranno un punteggio massimo di 60 punti. Di questi, un massimo di 48 punti sarà dato dal diploma. A questo punteggio si potrà aggiungere sei punti per un secondo diploma e altri sei punti per il “titolo di studio superiore”. E già qui, ecco il primo “inghippo”. Titoli alla mano, un “secondo diploma” conta quanto una laurea. Ma non è tutto qui. È nel computo dei punteggi di diploma e laurea che il bando assume contorni quasi comici.

Senza entrare nel dettaglio dei parametri scelti, ecco cosa potrebbe accadere. Un semplice diplomato, col massimo dei voti, otterrebbe i fatidici 48 punti. Un buon punteggio di partenza, tutto sommato. Al quale si potrà aggiungere anche il resto (titoli professionali ed esperienze passate). Un punteggio che “straccerebbe” quello di un laureato con tanto di pubblicazioni scientifiche al suo attivo.

E il calcolo è molto semplice. Mettiamo caso che il laureato in questione abbia ricevuto, alla fine dei cinque anni di liceo, invece del massimo, il voto di 40/60. In questo caso, arriverebbe, per Prometeo, al punteggio di 6,64 punti. Ma poniamo sempre il caso che il soggetto abbia scelto di non fermarsi lì. E al contrario del diplomato col massimo dei voti, che ha ricevuto ben 48 punti dalla Regione, che abbia scelto di iniziare un corso di laurea. Magari lungo, e faticoso. E ottenuto, facciamo sempre un esempio, col voto di 90/110. Un punteggio che gli consentirebbe, in vista del progetto Prometeo, di aggiungere 21,6 punti a quelli ottenuti col diploma.

Magari, però, quel laureato si è anche specializzato (ecco altri 2 punti), si è abilitato in qualche professione (altri 2 punti), ha persino all’attivo delle pubblicazioni scientifiche (anche in questo caso attribuiamo il massimo: 2 punti). Ecco, per farla breve: il laureato-specializzato-abilitato con tanto di pubblicazioni scientifiche riceverebbe dall’assessorato alla Formazione il punteggio, per i titoli di studio, pari a 34,24 punti. Di gran lunga inferiore a quello del semplice diplomato. E c’è già chi ironizza che questo bando della Formazione sia stato creato “a immagine e somiglianza” dell’assessore al ramo.

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24 Dicembre 2013, 06:00

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