13 Dicembre 2017, 06:08
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PALERMO – La Regione adesso pensa a un nuovo bando. Dopo l’Avviso 1, l’Avviso 3 e l’Avviso 8: i primi due finiti nel cestino, il terzo impantanato nella burocrazia e tra i rilievi della Corte dei conti. Basterebbero queste due righe per raccontare il caos della Formazione professionale siciliana. Un settore fermo da due anni, del quale adesso dovrà occuparsi il nuovo governo e in particolare il nuovo assessore Roberto Lagalla. A lui potete inviare una vostra domanda, scrivendola nella sezione dedicata ai commenti, in calce a questo articolo. L’assessore nei prossimi giorni risponderà in diretta dalla redazione di Live Sicilia.
E certamente i temi non mancano. A cominciare da quello centrale: che fine fanno i corsi di formazione? Ripartiranno? E quando? Molto dipenderà dall’esito dell’adunanza dinnanzi alla Sezione di controllo della Corte dei conti prevista per il prossimo 19 dicembre. I magistrati contabili hanno infatti negato il visto ai decreti di finanziamento agli enti legati all’Avviso 8. Un nuovo “stop” potrebbe mandare in soffitta il bando, sul quale tra l’altro pende un ricorso di fronte al Tar.
Cosa succederebbe a quel punto? L’assessorato parla di tre ipotesi, che si ridurrebbero a due, se l’esito dell’adunanza fosse negativo per la Regione. Preso atto dello ‘stallo’ in cui si troverebbe l’Avviso, le soluzioni rimanenti sono quelle di un congelamento “formale” in attesa della pronuncia del Tar o di una revoca. In quest’ultimo caso, l’assessorato ragiona però su una “soluzione-ponte”: un nuovo bando, finanziato con fondi non di provenienza europea. Fondi da reperire anche nell’esangue bilancio regionale. Un incontro chiarificatore potrebbe tenersi sotto Natale.
Insomma, siamo sempre lì. Fermi da due anni. Con settemila operatori in naftalina. Anzi, molti di loro già a casa, in seguito ai fallimenti, ai definanziamenti o alle revoche degli accreditamenti a vari enti di formazione. In qualche caso travolti anche da inchieste giudiziarie che hanno costellato questi ultimi anni. L’ultima, solo in ordine di tempo, ha portato a un indagine nei confronti del neo deputato regionale Tony Rizzotto, eletto con la lista che fa capo a “Noi con Salvini”. Insomma, il primo deputato della Lega capace di mettere piede all’Ars è già finito dentro un’indagine legata alla gestione dell’ente Isfordd.
In quell’Assemblea regionale siede anche Luigi Genovese, indagato anche lui recentemente per riciclaggio. Ma in quel caso, il tema della Formazione è tutto nel cognome: lo stesso di quel Francantonio che fu segretario regionale del Pd prima di diventare deputato di Forza Italia, oltre soprattutto, a essere stato il re di un mondo, quella della formazione messinese, travolto dagli scandali culminati in una condanna in primo grado per lui e per altri esponenti della famiglia. Casi che hanno ancora una loro attualità. Non solo per il destino dei lavoratori di quell’ente. Basti vedere una recente sentenza con la quale il Tar ha respinto il ricorso di uno degli enti della “galassia Genovese”, l’Enfap, che chiedeva di annullare i provvedimenti con cui l’assessorato ha revocato gli accreditamenti per le varie sedi dell’ente. Una revoca che il Tar ha considerato, sostanzialmente giusta, considerati i gravi elementi emersi in occasione delle indagini. “Dalla semplice lettura del provvedimento che ha disposto le misure cautelari penali, – scrive il Tar – nel quale viene puntualmente descritto non soltanto il desolante quadro generale della formazione in Sicilia, che non può che destare allarme sociale, politico e giudiziario, a qualsiasi livello, ma anche precisati gli specifici comportamenti illeciti perpetrati attraverso gli accreditamenti disposti in favore dell’ente ricorrente” emerge “che l’avvio del procedimento di revoca non fosse soltanto ampiamente giustificato, ma addirittura doveroso”.
Insomma, in questo caso l’amministrazione avrebbe operato bene, secondo i giudici contabili, stoppando i finanziamenti per un ente sul quale si erano già addensate scurissime ombre. Ma a colpire è anche quel passaggio, quasi insolito in una sentenza del Tar. Il giudice parla di “desolante quadro” che desta “allarme sociale, politico e giudiziario”. È il caos della Formazione. Sul quale adesso il nuovo governo dovrà provare a intervenire. A cominciare, magari, da un nuovo bando e da un nuovo modo di fare formazione in Sicilia.
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13 Dicembre 2017, 06:08