20 Dicembre 2011, 19:10
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Muro contro muro. Governo contro deputati. Tecnici contro partiti. Il settore della Formazione professionale, proprio in queste ore, sta vivendo l’ennesimo periodo di “alta tensione”. E le polemiche, adesso, hanno il proprio teatro nelle commissioni dell’Assemblea regionale.
È qui, infatti, che si discute “animatamente” sulla possibilità di operare una variazione al bilancio della Regione che destini 60 milioni al capitolo dei trasferimenti agli enti. Un capitolo “vuoto” nel progetto di bilancio portato dall’esecutivo alle commissioni competenti. La Regione, come è noto, ha infatti deciso di spostare il peso dei corsi (circa 300 milioni l’anno) sui Fondi europei. Ma oggi, secondo molti deputati, mancano alcune garanzie fondamentali: i diritti alla maternità e alla malattia, ad esempio, non previsti dai fondi comunitari. Ma non solo. Il timore, secondo alcuni parlamentari (tra l’altro distribuiti equamente tra le diverse forze all’Ars) è quello di un eccessivo ritardo nella partenza dei corsi. Molti operatori, infatti, non ricevono lo stipendio in alcuni casi da otto, nove mesi. E temono che questo periodo possa prolungarsi ancora molto.
Stamattina, in commissione bilancio, però, il dirigente generale Ludovico Albert avrebbe confermato la posizione espressa ieri dall’assessore Mario Centorrino (nella foto): “La Regione ha voltato pagina. E non metterà un euro per i corsi di formazione”. E la posizione dell’assessorato all’Istruzione è stata autorevolmente sostenuta dal presidente della Regione Raffale Lombardo: “Non intendiamo – ha detto il governatore – fare passi indietro finanziando la Formazione con fondi regionali. Gli uffici stanno lavorando e andranno avanti anche a Natale. Stiano tutti tranquilli, anche se dovessimo varare il piano in ritardo – ha aggiunto – non ci saranno problemi per i lavoratori. Comunque se il 15 gennaio ci accorgeremo che non abbiamo fatto quanto di dovere, saremo in tempo per intervenire”.
E il punto è proprio questo. I deputati presenti in commissione bilancio hanno manifestato grave preoccupazione per l’effettiva partenza dei corsi a gennaio. “Il direttore Albert – ha spiegato Nino Dina, dell’Udc – ci ha assicurato che i corsi partiranno prima di febbraio-marzo. Ma questa è una certezza che ha solo lui. Abbiamo preteso – ha detto – che ci sia un momento di chiarezza sul tema. E abbiamo chiesto la presenza in commissione del presidente Lombardo”. Insomma, i parlamentari chiedono, nel caso in cui i corsi dovessero ritardare, una sorta di “piano B” per salvaguardare i lavoratori. “Per la verità – ha precisato Dina – noi abbiamo proposto addirittura un piano ‘b1’ e un piano ‘b2’. Nel primo caso, abbiamo chiesto che venisse comunque estesa e garantita la Cassa integrazione per i lavoratori che rimarranno in attesa dei corsi. E questo non comporterebbe una variazione di bilancio, prevista invece nel secondo caso, e l’abbiamo quantificato in 60 milioni”.
E quel capitolo di bilancio sarebbe utilizzato anche per garantire le maternità e le malattie non assicurate dai Fondi europei. Ma questa soluzione sembra “tecnicamente” assai problematica: la natura di quei finanziamenti, infatti, prevede una corresponsione per le effettive ore di lavoro compiute. Ma in commissione bilancio il clima è teso.
“Alcuni di noi – ha detto Dina – ha avanzato l’ipotesi di bloccare l’approvazione dell’esercizio provvisorio finché non avremo qualche risposta più chiara per i lavoratori della Formazione”. Insomma, governo e parlamentari sono al momento su posizioni assai distanti. Oltre a Dina, anche Santi Formica e Azio Marinese sono stati tra i più critici nei confronti del governo. Senza dimenticare la presa di posizione di Franco Rinaldi, del Pd, che ha chiesto di destinare i 60 milioni nel capitolo di bilancio: “Non possiamo permetterci – ha detto infatti – di correre il rischio che uno slittamento dei corsi consenta di poter accedere alle somme solo ad aprile e, ad ogni modo, l’aggiornamento e la preparazione degli addetti ai lavori devono essere prioritarie per la riqualificazione dell’intero settore”.
Grande preoccupazione è stata espressa anche dai sindacati, che hanno stigmatizzato, con una nota congiunta di Cgil, Cisl e Uil, “la grave chiusura del governo”. Oggi la Uil torna sulla questione: ““A differenza di quello che sostiene il presidente della Regione Raffaele Lombardo – hanno detto il segretario Claudio Barone e il dirigente Giuseppe Raimondi – in Sicilia sarà estremamente difficile fare partire il prossimo marzo i corsi di formazione professionale a carico dei Fondi europei. E’ noto, infatti, che Bruxelles – hanno aggiunto – non è disponibile a pagare l’attività, prima che questa cominci. Quando, anche questa volta, scopriremo il ritardo nella presentazione del piano formativo da parte della Regione, allora sarà impossibile rimediare. Fra qualche mese ci ritroveremo, quindi, un sistema de-finanziato e l’impossibilità di pagare gli stipendi ai lavoratori del settore. Lavoratori che tra l’altro – hanno concluso – non potranno neanche godere della cassa integrazione in deroga perché per il 2012 il governo nazionale non ha ancora provveduto a finanziarla”.
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20 Dicembre 2011, 19:10