11 Novembre 2013, 13:15
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CATANIA. Si sposta in piazza Università la protesta dei dipendenti Anfe della provincia etnea. Stamani, infatti, dipendenti, docenti e personale tecnico, si sono mobilitati per chiedere il pagamento di venti mensilità arretrate da parte delle Ragione siciliana. La manifestazione è stata indetta dalle segreterie provinciali catanesi della FLC CGIL, CISL Scuola e UIL Scuola per risolvere definitivamente i ritardi nelle erogazioni stipendiali e avviare un serio confronto sulla riforma del settore della Formazione professionale in Sicilia. Un appuntamento fissato già prima di giovedì, giornata nella quale una parte dei dipendenti era salita autonomamente sul tetto della sede catanese di via Raimondo Franchetti, minacciando di gettarsi giù. Una crisi rientrata grazie all’intervento della Digos e della Prefettura.
In quella stessa giornata da parte della Regione era arrivata, per bocca dell’assessore al ramo Formazione, Nelli Scilabra, la rassicurazione che sarebbero stati versati quanto prima parte degli emolumenti: “Ho firmato una direttiva – affermava l’esponente del governo regionale – indirizzata al Dipartimento per sbloccare le risorse verso l’Anfe di Catania con l’esclusivo vincolo di destinazione al pagamento delle spese per il personale dipendente”. Un impegno che, al momento, non convince del tutto i lavoratori. Dichiara Francesco Laudani, dipendente Anfe ed ex consigliere provinciale: “Tranne qualche dichiarazione, non abbiamo visto ancora nulla di concreto. Attendiamo a breve un incontro ufficiale con il Prefetto. Da oltre un anno – lamenta il dipendente – sentiamo i proclami di Rosario Crocetta e dell’assessore alla Formazione. Loro hanno un sogno che non potranno mai realizzare, quello cioè di riformare il settore. Ma non ci riusciranno. Non si può da un lato riordinare gli enti e dall’altra togliergli l’accreditamento. È una situazione che non può essere più tollerata. Crocetta ci dia risposte certe”.
Intanto il centro Anfe di Acireale ha dovuto sospendere da sabato l’attività didattica. Un destino che toccherà probabilmente anche la sede catanese. Lo crede il direttore Francesco Prestifilippo: “Penso di sì. Il nostro legale rappresentante ha mandato una lettera al Prefetto dicendo che ci mancano i requisiti minimi di sicurezza per continuare l’attività. I telefoni – riferisce – sono sospesi e da oggi, penso, taglieranno anche la luce. In più, come lavoratori non ce la facciamo più. Siamo arrivati a livelli di disperazione. Nella nostra sede un dipendente ha minacciato il suicidio. Molti altri sono dovuti ricorrere agli psicofarmaci. Che fare? È certo che non possiamo dare un servizio negativo ai minori, che hanno bisogno del meglio di noi stessi”.
Le vicende dell’Anfe Catania s’incrociano con l’inchiesta Pandora aperta dalla Procura etnea: “Sicuramente – continua Prestifilippo – è una situazione negativa. Ma noi lavoratori non c’entriamo nulla. Siamo vittime di un sistema che ci ha portato a questo punto. Ora c’è la necessità di distinguere quella che è una vecchia gestione da quello che è il nostro lavoro. Noi abbiamo addirittura vinto il premio Livatino per la qualità del nostro servizio”.
“Continueremo – dichiara Francesca Spampinato, direttore del distaccamento Anfe di Acireale – anche domani la nostra azione di lotta. Non possiamo fermarci. Siamo stremati e non siamo nelle condizioni di poter continuare a lavorare. Oggi i nostri ragazzi sono qui con noi, venuti a solidarizzare nonostante il maltempo. Ma sono qui – conclude – anche a difesa del loro diritto allo studio”.
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11 Novembre 2013, 13:15