09 Giugno 2017, 17:43
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PALERMO – La sentenza era molto attesa. E ha portato buone notizie per le dirigenti regionali Patrizia Monterosso e Anna Rosa Corsello: per i giudici amministrativi la cosiddetta “compensazione”, ossia il recupero dei fondi erogati illegittimamente come extrabudget agli enti di formazione, era legittima. Quei soldi potevano essere “recuperati”, insomma, interrompendo l’erogazione dei successivi finanziamenti agli enti di formazione.
Una sentenza attesa, dicevamo, per più motivi. Innanzitutto perché la vicenda travalica la semplice questione “amministrativa” e, a mo’ di ponte, lega un procedimento iniziato di fronte alla Corte dei conti (e già giunto a sentenza) con un processo di natura penale. Per sintetizzare: pochi anni fa la sezione giurisdizionale della Corte dei conti ha condannato dirigenti, funzionari ed ex assessori regionali, a un grosso risarcimento: le cosiddette “integrazioni” agli enti, ossia le somme che venivano assicurate in aggiunta a quelle previste dai contributi del Piano dell’offerta formativa regionale, erano state considerate illegittime. La condanna contabile più pesante è toccata proprio a Patrizia Monterosso: 1,3 milioni di euro di risarcimento. La vicenda, però, come detto ha avuto una svolta di natura penale. Per recuperare quelle somme illegittime, infatti, il dirigente generale Anna Rosa Corsello, aveva avviato le “compensazioni”. Aveva, insomma, bloccato parte dei finanziamenti relativi all’Avviso 20: le somme pari a quelle relative alle integrazioni illegittime venivano congelate e riportate nelle casse della Regione.
ll segretario generale Monterosso, secondo la Procura che ha chiesto per lei una condanna a quattro anni, sarebbe il concorrente morale del peculato milionario commesso materialmente dalla stessa Corsello. Secondo l’accusa, l’obiettivo del loro “disegno criminoso” era quello di “sottrarre il segretario generale al giudizio di condanna nel procedimento promosso dalla Corte dei conti”. Condanna poi comunque arrivata.
Un processo penale nel quale la Regione ha deciso di non costituirsi parte civile. La decisione del governatore Crocetta sarebbe legata, oltre alla scelta della Monterosso di chiedere il rito abbreviato, anche a quel ricorso pendente al Cga, avanzato dall’associazione “Nuovo Cammino”: una di quelle a cui, appunto, erano stati “chiesti indietro” i soldi illegittimamente erogati anni prima. Perché questo ricorso amministrativo, secondo il governatore, poteva influenzare la scelta di costituirsi parte civile nel processo penale?
Semplice: il Cga si è espresso, sostanzialmente, sulla legittimità delle compensazione. Affermando la piena regolarità del procedimento di recupero effettuato dalla Corsello e – nel caso in cui fosse dimostrato l’intervento del Segretario generale in questo senso – anche dalla Monterosso.
La sentenza del Cga è stata accompagnata da qualche dubbio e qualche ombra. Legata al relatore della causa e adesso anche estensore della sentenza: il noto e apprezzato costituzionalista Giuseppe Verde è stato anche in passato designato proprio da Crocetta prima al Sepicos, un organismo regionale per la verifica delle performance dei dirigenti, poi nella Commissione paritetica Stato-Regioni, della quale Verde faceva già parte da molti anni. E sempre Crocetta lo ha designato per far parte del Cga: proprio a seguito di questa investitura, Verde ha fatto parte del collegio che si è occupato di questa vicenda.
Il contenuto della sentenza d’altra parte conferma, di fatto, il tenore della pronuncia di primo grado, respingendo le censure sollevate dagli avvocati dell’ente, Salvatore e Luigi Raimondi. Il Cga in particolare ha confermato la illegittimità degli extrabudget e ha escluso l’obbligo per la Regione di garantire quelle somme. Ha inoltre affermato, come detto, la legittimità del recupero attraverso la compensazione. E infine, ha spiegato che questo recupero non lede i regolamenti europei: un “caso” che fu sollevato anche dall’Olaf, l’Ufficio antifrode europeo, secondo cui i finanziamenti comunitari devono essere assicurati integralmente. Ma secondo il Cga, gli stessi regolamenti europei subordinano questo principio alla “legittimità” del finanziamento stesso, e prevedono, d’altra parte, forme di “recupero” di quelle somme. Così come hanno fatto Corsello e Monterosso. Il cui comportamento è stato giudicato legittimo. Adesso, la questione si sposta al procedimento penale.
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09 Giugno 2017, 17:43