28 Novembre 2015, 06:40
2 min di lettura
PALERMO – La prescrizione spazza via la quasi totalità dell’inchiesta. Restano in piedi le contestazioni per una piccola parte della tantissime determine considerate irregolari. Secondo l’accusa, l’Asp 6 avrebbe pagato una serie di imprese per lavori mai eseguiti di derattizzazione, disinfestazione, pulizia, manutenzioni e facchinaggio. Complessivamente si parla di oltre 500 mila euro. Con quest’ipotesi la Procura della Repubblica ha messo sotto inchiesta ventinove persone fra imprenditori, dirigenti e funzionari dell’Azienda sanitaria palermitana. I fatti, però, sono del 2009 e 2010 ed è arrivata la mannaia della prescrizione.
Alla fine la richiesta di rinvio a giudizio riguarda solo Francesco Paolo Leone (responsabile dell’Unità operativa “Spese in economia” dell’Asp 6), Vincenzo Siragusa (direttore “Dipartimento gestione risorse economiche”), Giuseppe Cappello (funzionario), Sergio Consagra (funzionario “Dipartimento gestione risorse economiche”), Salvatore Rubino (direttore “Servizio dipartimentale economale”) e gli imprenditori Salvatore Rubino, Salvatore Torregrossa, Matteo Pezzino, Rosa Bianca Crivello. Il 10 dicembre prossimo il giudice per l’udienza preliminare deciderà se rinviarli o meno a giudizio.
Ecco, invece, le posizioni archiviate per prescrizione: Giovanni Battista Mineo (direttore “Servizio dipartimentale economale”), Vincenzo Barone (direttore amministrativo), Francesco Giosuè (direttore “Dipartimento gestione appalti e forniture”), Vincenzo Sanzone (funzionario), Giuseppe La Duca (dipendente), Caterina Pilara (responsabile “Servizio contabilità generale”), Gaetano Giammona (responsabile “Segreteria coordinamento commissione invalidi civili”), Valentina Russo (dirigente medico). Erano tutti indagati per abuso d’ufficio e falso.
L’elenco prosegue con gli imprenditori Giuseppe Muratore, Ferdinando Torregrossa, Matteo Galluzzo, Francesca Guercio, Rosella Musicò, Daniele Miranda, Giuseppe Zarcone, Arianna Di Lorenzo, Rosanna Favarò, Carmelo Spedale, Caterina Favarò, Filippo Favarò. Agli imprenditori venivano contestati, a vario titolo, alcuni reati fiscali perché non ci sarebbe corrispondenza fra le determine dell’Asp e la documentazione contabile delle imprese .
Discorso a parte merita Vincenzo Lo Medico, direttore del “Dipartimento gestione appalti e forniture”, la cui archiviazione è arrivata nel merito e non per prescrizione. Il suo legale, l’avvocato Salvo Priola, ha dimostrato che Lo Medico fu il primo ad accorgersi che qualcosa non andava e a bloccare i pagamenti. C’erano determine solo in copia e non in originale, molte senza firma, altre riportavano numeri di protocollo già utilizzati in altri atti amministrativi, alcuni lavori erano stati frazionati in piccoli interventi, in diverse occasioni le fatture erano gonfiate oppure riportavano cifre diverse fra originale e copia, spesso si sforava il budget stabilito a inizio anno.
Un dossier finì per le mani dell’allora manager Salvatore Cirignotta che presentò una denuncia alla Procura. La stessa Procura che qualche anno dopo lo avrebbe fatto arrestare per una presunta turbativa d’asta nella milionaria gara per la fornitura di pannolini. Cirignotta, ex magistrato, è libero da tempo ed è sotto processo.
Pubblicato il
28 Novembre 2015, 06:40