25 Ottobre 2022, 05:19
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PALERMO – Rilanciare Forza Italia sui territori a partire da un ragionamento che evita il doppio incarico. La sintesi delle parole del vice presidente della Camera Giorgio Mulè in riferimento ad Antonio Tajani e Anna Maria Bernini rimbombano nello scenario politico italiano e non solo. Idem il “disappunto” esternato in un’intervista a Repubblica legato all’atteggiamento di Giorgia Meloni in sede di formazione del nuovo governo.
Il caso nato all’interno di Forza Italia come si tradurrà in Sicilia? E’ questa la domanda che serpeggia tra i corridoi palermitani in una fase già abbastanza delicata per gli equilibri del partito siciliano. La spaccatura tra falchi ronzulliani e colombe tajaniane potrebbe ravvivare la vecchia contrapposizione tra ortodossi (capeggiati da Falcone) e miccicheiani?
“Qui non accadrà nulla”, tende a rassicurare a microfoni spenti un big azzurro, eppure qualche questione è rimasta in sospeso. I primis il ruolo del coordinatore regionale Gianfranco Miccichè che da accordi sarebbe dovuto rimanere in sella fino alle elezioni dopo una fase convulsa scandita da guerre fratricide.
Due le ipotesi, ormai tramontate, per individuare una figura di garante da piazzare al vertice del partito siciliano: Giorgio Mulè e Maurizio Gasparri. Ma difficilmente in questa fase con la nave del governo guidato da Renato Schifani pronta a salpare si aprirà questo enorme vaso di Pandora. Senza contare il fatto che i risultati del partito siciliano sono a due cifre a dispetto di quelle nazionali. Chi invece potrebbe incunearsi in questa evidente situazione esplosiva è Gianfranco Miccichè, ronzulliano di ferro, che sta già dando del filo da torcere ai meloniani siciliani e che insiste nel chiedere la presidenza dell’Ars o l’assessorato alla sanità.
Il presidente Schifani, chiamato a fare da garante della coalizione, tenterà di tenere dritta la barra evitando un simile campo minato. Non resta che attendere, con il treno dei sottosegretari che passa in questi giorni se il coordinatore azzurro spiazzerà di nuovo tutti accettando di prenderlo in corsa o se confermerà la propria intenzione di rimanere in Sicilia (con tutte le conseguenze del caso). Come nella migliore tradizione delle tragedie greche, in tanti confidano, nell’intervento risolutore del deus ex machina: Silvio Berlusconi. L’ultima parola sarà la sua
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25 Ottobre 2022, 05:19