Fotovoltaico e tangenti | Bonomo: “I soldi erano miei”

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03 Aprile 2014, 17:16

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PALERMO – “Io e mio nipote Marco Sammatrice siamo la stessa persona a livello societario. Anche se nella Enerplus non figuravo sono io il proprietario e l’ispiratore di tutte le manovre finanziarie che son state fatte nelle società del fotovoltaico. Venivo messo al corrente di tutto quello che succedeva. I soldi erano gli utili delle aziende che venivano divisi in tre”. Così Mario Bonomo, ex deputato regionale e coordinatore del partito Alleati per la Sicilia, ha risposto alle domande del pm Maurizio Agnello sugli introiti percepiti per la vendita di alcune società del fotovoltaico.

Agnello ha condotto l’inchiesta su appalti e mazzette nel comparto delle rinnovabili che ha portato all’arresto di Gaspare Vitrano, altro deputato, fermato nel 2011 mentre intascava una mazzetta di diecimila euro da un imprenditore del fotovoltaico. In carcere era finito anche Piergiorgio Ingrassia, l’ingegnere che avrebbe fatto da mediatore. Fu Ingrassia ad accusare Bonomo svelando che sia lui che Vitrano erano titolari di fatto di società nel settore delle energie rinnovabili, formalmente intestate a prestanome. “Il fatto di non figurare all’interno delle società – ha spiegato Bonomo – fu una scelta strategica perché volevo evitare che ci fossero delle stridenti contraddizioni tra la mia attività di deputato e quella di imprenditore. Si poteva pensare che io avessi potuto usufruire di corsie preferenziali che non ho mai avuto”. Secondo l’accusa, invece, i due parlamentari agevolavano le attività delle imprese facendo pressioni per snellire i tempi e gli iter di autorizzazioni e procedure burocratiche. “Mi sono recato negli assessorati regionali spessissimo – ha proseguito – Non posso escludere che durante le mie visite mi sia informato delle pratiche per le autorizzazioni per gli impianti fotovoltaici, ma non ho mai fatto alcun tipo di pressioni”.

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(Fonte ANSA)

Pubblicato il

03 Aprile 2014, 17:16

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