Delitto Fragalà, punto per l’accusa | “Killer e Arcuri: voci compatibili”

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04 Febbraio 2014, 20:03

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PALERM – L’ago della bilancia pende dalla parte dell’accusa. Anche se qualche dubbio resta. La consulenza fonica sull’intercettazione chiave dell’inchiesta sull’omicidio dell’avvocato Enzo Fragalà confermerebbe il ruolo di Francesco Arcuri, uno dei tre indagati finiti in manette.

I carabinieri del Ris hanno concluso la perizia acquisita oggi nel corso di un incidente probatorio sostenendo che ci sia un principio di compatibilità tra la voce registrata dalle microspie e quella dell’arrestato. Meno netti i periti nominati dal giudice per le indagini preliminari che non hanno ritenuto il dialogo troppo lungo per arrivare a una conclusione certa. Per il delitto del penalista, l’11 luglio scorso erano stati arrestati oltre ad Arcuri, anche Salvatore Ingrassia e Antonino Siragusa.

Pochi minuti prima del delitto, commesso presumibilmente alle 20 e 48 del 23 febbraio 2012, Francesco Arcuri aveva spento il telefonino. Un gesto di prudenza, secondo gli investigatori, dell’uomo che avrebbe colpito a morte il penalista. Lui sarebbe l’uomo alto e robusto descritto dai testimoni. Suo sarebbe lo scooter che alcuni hanno visto sfrecciare via da via Nicolò Turrisi. Arcuri, dunque, aveva spento il telefonino. Nei nastri magnetici, però, è rimasta una conversazione che è diventata la prova principe da cui sono partite le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo. Risale a pochi minuti dopo le 19 del giorno dell’omicidio.

Gli interlocutori erano, sostiene l’accusa, Arcuri, Ingrassia e Siragusa. “Na ‘dda banna na strata unni si scinni”, diceva Siragusa descrivendo l’ingresso del garage dove Fragalà è stato assassinato. “Ca ma fari … pustiu?”, chiedeva Arcuri, svelando, a detta dell’accusa, il suo compito: si doveva appostare e colpire. Poi i tre discutevano di mezzi di trasporto in dialetto palermitano. Ingrassia: “…poi a bieniri chiddu”. Siragusa: “Picchi cu quali muturi a bieniri tu”. Arcuri: “…cu u scarabeo”. Siragusa: “… noooo”. Arcuri: “Comu faciti si chiddu a ghiccari poi u muturi … chi fa…. ninni iamu tutti tri ca machina?”. Siragusa: “Noooo viniemu tutti rui ca machina… iddu poi tu ri porti u muturi e iddu sinni veni cu mia…”. Ingrassia: “sì u muturi stava ca”. Quindi la frase chiave dell’intercettazione. La pronuncia Siragusa. “… ancora chiddi unn’eè cuntu ca s’annu arricugghiutu cu u cuoso i lignu… viri se è ca”. Qualcun altro, dunque, sarebbe stato incaricato di portare il bastone di legno cui Fragalà è stato ammazzato.

Oltre a contestare che la voce registrata sia quella di Arcuri, i difensori hanno pure sostenuto che Arcuri si trovasse in un altro posto quando Fragalà veniva pestato a morte con un bastone. Gli avvocati Filippo Gallina, Salvatore Vallone e Carmelo Ferrara hanno scovato un video che immortala Arcuri davanti a una taverna di via Guerrazzi. Se Arcuri si trovava davvero alla Zisa, ha sostenuto la difesa, non può essere stato lui l’assassino che attendeva l’avvocato sotto il suo studio in via Nicolò Turrisi.

Ed invece secondo i carabinieri ci sarebbe un vuoto nelle immagini davanti alla fiaschetteria. Un vuoto di una dozzina di minuti nel corso dei quali Arcuri potrebbe essere andato in via Nicolò Turrisi e avere ucciso il penalista, per poi fare ritorno in via Guerrazzi.

 

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04 Febbraio 2014, 20:03

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