25 Febbraio 2010, 06:26
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Proseguono le indagini sulla brutale aggressione subita dall’avvocato palermitano Enzo Fragalà. Dopo una riunione con i carabinieri del reparto operativo, che conducono l’inchiesta, i pm hanno deciso di sentire, questo pomeriggio alle cinque, al palazzo di giustizia il figlio della vittima, Massimiliano. Ieri il ragazzo aveva dichiarato ad alcuni giornalisti che il possibile movente dell’agguato poteva essere nascosto anche nelle indagini difensive che il padre stava conducendo in relazione ad alcune cause assunte. Resta, dunque, quella professionale la pista investigativa privilegiata. I carabinieri stanno analizzando quattro-cinque fascicolo “caldi” che il legale stava seguendo. Oggi verranno inviati ai carabinieri del Ris di Messina gli effetti personali del penalista alla ricerca di eventuali tracce biologiche dell’aggressore.
Resta in condizioni gravissime l’avvocato Enzo Fragalà, aggredito martedì sera e ricoverato alla seconda rianimazione del Civico. Nelle prossime ore potrebbe essere sottoposto a un nuovo intervento per favorire la respirazione. Stamattina, a Palazzo di giustizia, si era diffusa la notizia – per fortuna infondata – della morte del legale.
Su quattro o cinque casi, tutti recenti e relativi a fatti di sangue, gli inquirenti che indagano sulla brutale aggressione subita, martedì sera, dall’avvocato palermitano Enzo Fragalà, stanno concentrando l’attenzione per risalire all’identità del killer. In particolare, secondo indiscrezioni, gli investigatori, che ieri hanno sequestrato decine di fascicoli archiviati nello studio del penalista, stanno analizzando gli atti della causa sulla faida tra due famiglie del Palermitano – i D’Amore e i Lo Forte, questi ultimi vicini alla cosca di Vicari – e quelli del processo ai cosiddetti amanti diabolici accusati dell’assassinio del marito della donna. Lui, Francesco Marotta è stato condannato a 16 anni in abbreviato ed è libero, mentre l’ex amante, Elena Smeraldi, è ancora sotto processo. Dai racconti dei colleghi di studio della vittima, che lotta tra la vita e la morte nel reparto di Rianimazione del Civico – é emerso che nel corso del processo per la faida, che ha avuto alterne vicende, tra le quali un annullamento in Cassazione a vantaggio dei clienti di Fragalà c’era una particolare tensione tra le parti. Nessuna minaccia, però, sarebbe giunta al legale. Già da domani i carabinieri potrebbero interrogare le parti delle cause “più calde”., mentre nessun contributo investigativo è giunto dalle immagini delle videocamere a circuito chiuso piazzate all’esterno dei negozi della zona dell’agguato.
La situazione è stazionaria, ma papà è forte e sta reagendo”. Massimiliano Fragalà, il figlio dell’ex deputato An massacrato a bastonate due sere fa all’uscita dal suo studio legale, ha appena ritirato l’esito della Tac dopo il nuovo intervento chirurgico al quale è stato sottoposto il padre in nottata. Il giovane, che accetta di parlare con i cronisti nell’ospedale Civico, dove il padre è ricoverato in Rianimazione, è stanco ma non rassegnato: “Papà sta lottando giorno dopo giorno, lo dimostra l’apparato cardiocircolatiorio che resiste e non lo abbandona. Aver superato con successo l’operazione di questa notte è già un passo in avanti…”. Insieme a Massimiliano si trovano la madre, Silvana Friscia, e la sorella Marzia, anche lei avvocato. I familiari del penalista, attorniati da una folla di parenti ed amici, non si sono mossi dall’ospedale: “Siamo qui ad aspettare – spiega il figlio di Fragalà – con la speranza che mio padre si riprenda al più presto. Siamo convinti che ce la farà”.
“Sono dei vigliacchi: chiunque sia stato ad aggredire papà ha commesso un gesto vile e codardo”. Ha detto anche questo Massimiliano Fragalà, figlio dell’avvocato Enzo “Molte volte – spiega – ha seguito cause anche senza essere pagato. E’ un punto di riferimento per molte persone anche disagiate. Alcuni preti di periferia spesso lo chiamano per chiedergli di occuparsi di casi difficili. E’ un uomo buono, amato da tutti. Fino al giorno dell’agguato è sempre stato sereno: non aveva ricevuto minacce né aveva sentore di alcunche”. Massimiliano cerca tuttavia di trovare una spiegazione alla selvaggia aggressione nei confronti del padre: “Non scartiamo nulla: sia il gesto di un folle sia un omicidio premeditato e commissionato. Del resto papà seguiva casi molto ‘sensibili'”. Il figlio del penalista azzarda anche un’ipotesi: “Non è detto – spiega – che l’aggressore sia un suo assistito o la controparte, non a caso la riforma assegna all’avvocato la facoltà di svolgere indagini indirizzandole anche verso terzi”.
L’avvocato Enzo Fragalà è stato sottoposto a un nuovo intervento neurochirurgico. E’ quanto si legge nel bollettino medico diffuso questa mattina dal direttore sanitario dell’ospedale Civico di Palermo, Renato Li Donni, e dal direttore della seconda Rianimazione, Romano Tetamo. L’intervento è servito per una “toilette del focolaio lacero contusivo”. La Tac eseguita stamane ha confermato l’esito dell’intervento. “Le condizioni neurologiche – prosegue il bollettino medico – permangono gravi, stabili le condizioni cardiocircolatorie e respiratorie; permane ancora strettamente riservata la prognosi sulla vita”. Nelle prossime ore il paziente sarà sottoposto ad ulteriori indagini strumentali e di laboratorio.
Fragalà, ore d’attesa
Un altro giorno di speranza e di preghiera per l’avvocato Enzo Fragalà. Le sue condizioni sono gravissime, dopo l’aggressione e le bastonate inferte da un ignoto assalitore, col volto coperto da un casco, martedì sera. Il prossimo bollettino medico è previsto stamattina per le undici. L’ultimo diramato ieri non lasciava molto spazio all’ottimismo. Fragalà non peggiora. Ma resta in coma profondo. “Le condizioni neurologiche permangono gravi, seppure in assenza di variazioni peggiorative”. Il primario della seconda rianimazione, Romano Tetamo, si è poi fermato a parlare con i giornalisti e si è concesso una battuta: “Speranze per l’avvocato? Viste le condizioni, il fatto che stiamo qui a parlarne è già positivo”.
Si gioca tutto sul sottile confine tra la vita e la morte. In uno dei letti della seconda rianimazione c’è un corpo devastato, con pochissimi segnali di ripresa. Ma il fatto che quel corpo ci sia e che combatta la sua lotta disperata – dopo un’orrenda violazione di odio e bastonate – è già, a suo modo, un miracolo.
La pista investigativa
Il lavoro dell’avvocato Fragalà è al centro delle indagini e delle riflessioni degli inquirenti. Il procuratore Francesco Messineo è stato molto esplicito: “Non abbiamo ancora, purtroppo alcuna certezza su quanto è accaduto, ma pare indubbio che l’aggressione sia legata al lavoro svolto dall’avvocato”. Gli inquirenti, quindi, stanno esaminando gli ultimi capitoli del’attività professionale di Fragalà. Il legale è anche consigliere comunale ma la sua azione politica negli ultimi tempi non era molto attiva e i colleghi del consiglio non ricordano che Fragalà abbia mostrato interesse per qualcosa in particolare. Fragalà continuava invece a esercitare la sua professione di avvocato con passione. Era stato legale di parte civile nel processo per l’omicidio di Pietro D’ Amore, ucciso nel 2007 nell’ambito della faida di Lercara Friddi (Pa) e aveva ottenuto una provvisionale di 200 mila euro per la moglie e i figli della vittima dopo la condanna degli imputati. Fragalà ha seguito anche il caso del sindaco di San Giuseppe Jato, Giuseppe Siviglia, che era stato condannato nei due gradi di giudizio per aver ferito un rapinatore e che poi era stato assolto in Cassazione. L’attività dell’avvocato era ad ampio spettro: difendeva imputati di corruzione, di omicidio, di mafia, ma anche medici che proponevano cause per mobbing o industriali che querelavano giornali per diffamazione. Fragalà è legale della società Villa Heloise, dei costruttori Rappa, che ha un contenzioso col comune di Palermo per ottenere il pagamento della pigione degli ultimi undici anni e della manutenzione per un edificio in via Brigata Aosta requisito dalla giunta municipale per far fronte all’emergenza dei senza casa. Il Comune ha chiesto agli inquilini circa 25 mila euro, per abitazione, di arretrati. Una vicenda avvitata su se stessa che riguarda 75 famiglie. Circa 8 anni fa il nome di Fragalà, che era capogruppo di An in commissione Giustizia alla Camera, venne scritto in un’informativa del Sisde perché il deputato-avvocato con altri politici poteva essere nel mirino di Cosa nostra perché non avrebbe favorito una legislazione favorevole ai boss. Lui replicò dicendo di “essere un garantista contrario al regime 41 bis dell’ordinamento penitenizario”. Fragalà rifiutò la scorta. Su una cosa gli inquirenti concordano: chi ha colpito voleva uccidere. E sarebbe riuscito nel suo intento senza l’arrivo di alcuni passanti. Secondo gli investigatori il sicario sarebbe fuggito a bordo di una moto guidata da un complice, che lo attendeva a poca distanza. Ci sarebbe già un sommario identikit dell’aggressore.
Il dolore di amici e parenti
Ieri, la seconda rianimazione del Civico è stata il palcoscenico di un sommesso rito di dolore e di solidarietà. Tante persone, dal politico al precario, da quelle più umili a quelle più in vista, hanno affollato lo spiazzale dell’ospedale. La signora Silvana, moglie dell’avvocato, sta affrontando queste ore terribili con dignità e coraggio. Ieri si interrogava: “Perché tanta ferocia? Mio marito è amato da tutti”. Un punto di domanda che rode il cuore e che non ha ancora trovato risposta.
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25 Febbraio 2010, 06:26