Palermo

Cascio: “Palermo 2022? Non mi candido a sindaco, a meno che…”

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06 Ottobre 2021, 06:11

7 min di lettura

PALERMO – “Candidarmi a sindaco di Palermo? Al momento non ho previsto questa possibilità, salvo che a tempo debito non ci sia la proposta concreta di un centrodestra tradizionale allargato al civismo che veda in me una sintesi politica”. Parola di Francesco Cascio, una vita passata ai massimi livelli della politica regionale (ex capogruppo del Pdl, ex presidente dell’Ars, ex assessore ed ex vicepresidente di Regione) ma da cinque anni fuori dall’agone per tornare alla professione medica con ruoli di primo piano: direttore del Pta Palermo Centro, direttore dell’hub vaccinale La Torre, referente per l’emergenza Covid, responsabile per Lampedusa, Linosa e Ustica. Una “nuova” fase che però non gli ha tolto la passione per la politica. “Forza Italia in Sicilia è più in salute che in Lombardia – dice a Livesicilia – Orlando? Non si comporta da sindaco, ma come un padrone con la propria azienda. Se pensasse di fare a tutta la Sicilia quello che ha fatto a Palermo… commetterebbe un’enorme cattiveria”.

Partiamo dalla domanda più scontata: si candiderà a sindaco di Palermo nel 2022, come dicono in molti?
“No, al momento non ho previsto questa possibilità. Vedo che c’è un panorama di candidati di altissimo livello, per cui non credo che ci sia bisogno di proporre un altro nome che aumenterebbe ulterIormnete la confusione. Il mio nome non è in campo, salvo che non ci siano a tempo debito proposte concrete di un centrodestra tradizionale allargato al civismo che veda in me una sintesi politica. Fino a quel momento, sono ben contento di restare fuori dalla mischia. In questi cinque anni ho riacquisito una professione che nel tempo avevo perduto, sono sereno e riesco a vivere facendo a meno della politica”.

Centrodestra tradizionale allargato al civismo, quindi niente campo largo…
“Sia i partiti che i cittadini sanno chi sono, ho un profilo politico noto: un moderato che ha sempre militato nel centrodestra. Di questo potrei essere sintesi, non certo di cose trasversali. E comunque qualsiasi dialogo con altre forze politiche dovrebbe partire da un punto fermo: totale discontinuità con Orlando”.

Micciché a più riprese ha proposto un modello Draghi per la Sicilia, che significa tutti dentro tranne Fratelli d’Italia…
“Ho grande rispetto per le posizioni del presidente Micciché, ma il modello Draghi non può essere calato in altre realtà. Può essere solo transitorio, come è stato il governo Monti e come è l’attuale Esecutivo nazionale: una fase in cui la politica rimane congelata, un momento d’emergenza in cui chiedere di sospendere le ostilità ma l’ordinarietà è la politica. Chiusa la fase straordinaria, la politica deve tornare a fare il proprio mestiere e del resto le contraddizioni di una maggioranza variegata verrebbero fuori presto mandando all’aria qualsiasi governo. Salvini, Meloni e Letta se ne stanno dicendo di tutti i colori per la campagna elettorale”.

Si dice che il suo nome sia stato sostenuto dagli autonomisti, che a destra la vedano bene, i moderati sono stati suoi compagni di viaggio… Insomma, il suo nome piace a tutti?
“Ho un vantaggio rispetto a tanti miei ex colleghi: sono stato fuori dai conflitti politici per cinque anni, sono tornato a fare il medico a tempo pieno e in pandemia, non ho avuto nemmeno il tempo di pensare alla politica. Chiaramente questo mi consente di avere buoni rapporti con tutti e amici in ogni partito. Che il mio nome sia tirato in ballo dopo cinque anni mi lusinga, ma la mia casa rimane Forza Italia. Lo è dal 1994, non ho bisogno di un partito”.

Chi ha avuto bisogno di un partito è stato invece Roberto Lagalla che, aderendo all’Udc, si è messo sotto le insegne di un soggetto nazionale dando peso alla sua candidatura…
“Che Lagalla sia un candidato autorevole non c’è dubbio, la sua storia professionale e politica parla da sola, ha un curriculum lusinghiero. Aver aderito a un partito nazionale ha anche un significato ben preciso: questa è una lunga stagione con inizia con le Comunali e proseguirà con Regionali e Politiche e se non hai un partito che supera il 5% non è semplice neanche tornare a fare il deputato regionale. Aver aderito a un partito nazionale tornerà utile sia all’Udc che al politico Lagalla”.

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E se fosse Lagalla alla fine il candidato unico del centrodestra a sindaco di Palermo?
“Sarei il primo a votarlo e a metterci la faccia”.

Lei conosce bene Palermo e ha vissuto la politica da protagonista per anni. Come giudica l’ultima sindacatura Orlando?
“Orlando ha meriti storici che nessuno può ignorare o ridimensionare, ma negli ultimi anni ha considerato Palermo una proprietà privata, ha interrotto qualsiasi comunicazione col mondo reale. Vive in una sorta di bolla autoreferenziale e agisce con un’arroganza e un’autoreferenzialità che un sindaco non dovrebbe avere. Un sindaco dovrebbe ascoltare commercianti, sindacati, parti sociali, territori. Invece Orlando ha deciso scientificamente, quasi con accanimento, di fare tutto da solo, forse fidandosi dei più vicini collaboratori, dando quasi la sensazione di volersi accanire. E’ inspiegabile. Lui non è più il sindaco, si comporta come un padrone con la propria azienda e la stragrande maggioranza dei palermitani non avrà un buon ricordo di lui quando se ne andrà, quantomeno non degli ultimi anni. Il fatto che addirittura pensi di poter fare il presidente della Regione… non lo commento, in ogni caso non sarebbe mai il mio candidato ma sembra che abbia perduto il contatto con la realtà. Palermo è una città sporca, al limiti della vivibilità. Pensa di applicare questo modello a tutta la Sicilia? Sarebbe una cattiveria enorme per i siciliani”.

Forza Italia a Palermo vive un momento di transizione: gli addii di Milazzo e Caronia, il probabile arrivo di Tamajo…
“Forza Italia ha subito delle perdite ma il gruppo all’Ars è il secondo per consistenza numerica e il partito in Sicilia gode di buona salute. E’ fisiologico che qualcuno arrivi e qualcuno vada via, non dovrebbe essere così ma, finché non ci sarà un vincolo di mandato, per ognuno che va via ne arriverà un altro. Vedremo il risultato alle Amministrative, ma se esiste una Forza Italia forte è proprio qui in Sicilia; neanche in Lombardia, che è la patria di Berlusconi, ci sono quei numeri”.

Al momento lei non si candida a sindaco, ma supponiamo che si verificassero le condizioni e fosse lei a misurarsi alle elezioni. Da cosa partirebbe?
“Partirei dai servizi: rifiuti, buche stradali, illuminazione pubblica, trasporti, traffico, parcheggi. E ancora i cimiteri, il bilancio i vigili urbani. L’elenco è veramente lungo e comprende anche monte Pellegrino che è in stato di totale abbandono: potrebbe riempirsi di turisti, pellegrini, amanti dello sport o della natura e invece è sporco, una cosa che grida vendetta. Monte Pellegrino è un patrimonio della città che andrebbe usato a dovere, potrebbe rendere cento volte di più e invece sembra che non appartenga nemmeno ai palermitani. Ma il vero punto di partenza forse sarebbe recuperare il rapporto con i cittadini perché qualunque amministrazione, di destra o di sinistra, brava o meno brava, non può fare molto senza la loro collaborazione. Orlando ci fa vivere in una città sporca, ma anche i palermitani hanno le loro colpe: all’estero ligi alle regole e in casa propria no. Poi sceglierei una giunta politica: i tecnici vanno bene solo per alcune caselle, come il Bilancio, ma poi servono assessori dalla sensibilità politica, che affrontino i problemi, che siano tanti sindaci, non ‘yes man’. Quella stagione è finita con Orlando, nessuno ricorda nemmeno i nomi dei suoi assessori”.

Ultima domanda politica: lei lo ricandiderebbe Musumeci?
“Io l’ho votato e l’ho fatto votare, ero segretario regionale di Ncd e portai alcuni deputati a destra quando mi accorsi che l’accordo con il centrosinistra era diventato organico. Non sono più un politico attivo, ma non c’è dubbio che un presidente uscente sia un patrimonio per ogni coalizione. I partiti dovranno decidere se valutare o meno la ricandidatura, non ho alcun titolo per dire sì o no ma  in quanto uscente Musumeci ha una chance in più”.

E se non si candida a sindaco cosa farà?
“Le mie ambizioni le ho colmate vincendo il concorso per primario. Ho fatto un bel percorso, mi sono rimesso a studiare, a fare master e corsi, mi sono rimboccato le maniche, ho ricominciato e per me è naturale proseguire in questo ambito che mi sta dando grandi soddisfazioni. Inizialmente non ero felice, lo ammetto, ma dopo i primi mesi sono tornato a esserlo. Avevo dimenticato lo sguardo delle persone riconoscenti, la politica negli ultimi anni me ne aveva privato, sono tornato a sentirmi utile e questo vale più di tutto”.

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06 Ottobre 2021, 06:11

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