26 Aprile 2016, 05:02
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CATANIA- “Fora dei dubbi è, noialtri se siamo una famiglia e siamo tutta una cosa … non c’è né qua e nemmeno là”. Le cimici del Ros hanno seguito i boss catanesi per quasi un anno, monitorando la fase di riorganizzazione della famiglia catanese di cosa nostra. Il reggente, il nuovo boss, sarebbe Francesco Santapaola. Hanno lavorato giorno e notte i carabinieri, un lavoro scrupoloso sotto la guida dei pubblici ministeri Antonino Fanara e Agata Santonocito e il coordinamento del procuratore Capo Michelangelo Patanè.
Appostamenti e verifiche per controllare i summit che hanno anticipato l’elezione del nuovo capo provinciale, nel rispetto degli antichi equilibri tra la famiglia catanese e le altre famiglie del distretto. Sullo sfondo il controllo degli appalti e la “gestione” degli imprenditori.
Dall’agosto 2015 al 15 aprile 2016 si sono susseguiti numerosi summit ai quali hanno partecipato “esponenti di rilievo della famiglie catanese, calatina e anche esponenti del clan Nardo”.
La prima riunione, secondo quanto risulta dagli atti di cui è venuta in possesso Livesicilia, è avvenuta il 28 agosto nell’abitazione di Franco Pinto, nel residence Campo di Mare. A rappresentare la famiglia catanese c’erano Francesco Santapaola, l’uomo d’onore Franco Amantea e Vito Romeo. Erano stati invitati anche altri due esponenti di spicco del clan: Giovanni Comis e Salvatore Catania.
La famiglia calatina era rappresentata da Salvatore Seminara, Salvatore Di Benedetto, Giovanni Pappalardo e Giuseppe Simonte.
Le cimici piazzate nella macchina di Di Benedetto e Pappalardo hanno consentito di intercettare le discussioni sulla nomina del rappresentante provinciale e sui confini territoriali di ogni organizzazione mafiosa.
Altro summit avviene il 18 dicembre, a Lentini, nella casa di Aldo Leonardo.
I carabinieri del Ros, in stretto contatto con i magistrati catanesi sono appostati, da tempo seguono Francesco Santapaola, che si reca a Lentini. Ci sono anche Pierpaolo Di Gaetano e Marcello Magrì per la famiglia catanese di cosa nostra; Di Benedetto, Pappalardo e i fratelli Simonte per quella calatina.
Al centro del summit c’è la spartizione della messa a posto del parco eolico di Raddusa, Mineo e Palagonia, del quale i catanesi volevano una quota.
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26 Aprile 2016, 05:02