Francia e nuvole | Sognando il mare

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10 Novembre 2019, 05:52

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Ero da poco arrivata in Francia quando, trovandomi entusiasta di fronte alla “lumiere” magica della Loira in un giorno d’estate, un amico mi volle subito allertare. “Guarda che qui ci sono le nuvole, per mesi.” Lo osservai sorpresa e poco interessata: “E’ naturale che gli inverni siano nuvolosi. Anche in Sicilia è così”, gli risposi. Lui mi guardò con aria compassionevole e insieme divertita: “No. Intendo dire beaucoup beaucoup di nuvole.” Ma si sa, nemo propheta in patria. Non avevo dato troppo peso a questo avvertimento, finché non mi ci sono trovata sotto. Sotto un cielo che, a un certo punto, si chiude sopra la testa mentre il peso di nuvole basse si posa sugli occhi. Perfino gli antichi romani gallici, che qui si insediarono, temevano che il cielo potesse cadergli addosso… Il livello della «batteria» si abbassa e non trovo più lo spinotto per mettermi in carica. Infilo il cappotto ed esco fuori controvoglia, già sconfitta dal freddo, dalla «grisaille», da quest’aria umida che sferza le guance e accartoccia l’umore.

Dicono sia colpa della melatonina, dell’endorfina o di una di queste cose che finiscono in -ina. Non lo so, ma so che durerà a lungo. Quando attacca così, succede una cosa stranissima. Una specie di salvavita si attiva: il mio subconscio mi viene in soccorso, offrendomi immagini spontanee, apparentemente insensate, in cui trovo immediato conforto.

Così la mattina, mentre mi trucco, mi appaiono allo specchio una curva dell’Addaura, un cancello blu e la promessa del mare. O, chissà perché, mentre mi metto il mascara, mi vedo seduta al sole, a quel bar, da Luigi, con i cornetti più buoni del mondo ed un vero caffè, prima di entrare in ufficio. Non è un rimpianto, piuttosto una compensazione.

È così che le mie due vite, quella palermitana e questa tourangelle, si tengono in contatto, in un mutuo scambio tanto insperato quanto fertile. Poi arriva la giornata delle giornate. Nel mezzo di innumerevoli settimane di grisaille, finalmente viene fuori il sole ad illuminare la Valle della Loira. Uno spettacolo unico che, in un secondo, mi libera, mi esalta e mi restituisce intatte le ragioni del mio amore per questi luoghi di fiaba e la voglia di restare.

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La luce nitida del nord fa brillare le foglie dei platani, disegna netti i contorni di guglie, cupole e rami. La luce trasparente del nord ti fa venir voglia di dipingerla, anche se non sei un pittore. E Madame La Loire, maestosa, nobile e selvaggia, me coupe le souffle e mi lascia ad ammirarla da un ponte, a bocca aperta.

Stormi d’aironi bianchi la sorvolano, riflettendosi sull’acqua per planare e posarsi sulla superficie azzurra, appena increspata dal suo perenne movimento. Non è il mare, ma è il richiamo di una natura dolce e accessibile che si lascia attraversare sulle rive di mirto e salici, che raddoppia il cielo e le foglie nel suo riflesso generoso. La coltre ruvida sotto cui mi proteggo, rannicchiata in me stessa, nei lunghi giorni grigi, si dissolve.

Perfino il modo di camminare cambia. Mi raddrizzo, mi apro. Sorrido. Come al mare. E la mia altalenante esistenza di meteoropatica sembra, d’un tratto, non appartenermi più. Almeno per oggi.

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10 Novembre 2019, 05:52

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