28 Ottobre 2010, 18:48
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Fu abbandonata a se stessa per circa 24 ore, fino a quando non morì. Dopo il decesso due medici cercarono di nascondere la verità sulla drammatica fine di Accursia Attardi, una donna di Sciacca (Agrigento), spirata a 31 anni, mentre era in attesa del primo figlio, dopo essere rimasta incinta grazie alla fecondazione assistita. Per questo oggi il giudice monocratico della prima sezione del Tribunale di Palermo, Fabio Licata, ha inflitto 4 anni e 6 mesi ciascuno al primario della Ginecologia dell’Imi (Istituto materno infantile) del capoluogo siciliano, Giuseppe Catalano, e al suo ex aiuto Corrado Tiberio, oggi primario al Sant’Antonio Abate di Trapani. A un altro medico, Renato Venezia, il giudice ha dato un anno e tre mesi e poi un anno ciascuno a Eduardo Spinnato, Innocenza Montalto, Vincenzo Minnella e Fulvio Mannino. Assolti invece Maurizio Busé e Girolamo Guarneri. Per tutti i condannati, a parte i due primari e Spinnato, le pene sono state sospese, ma a Renato Venezia il giudice ha applicato la sospensione a condizione che accetti di svolgere lavori socialmente utili non retribuiti per tre mesi. Disposti anche risarcimenti per le parti civili (da liquidare in sede civile), rappresentate dagli avvocati Salvatore Petronio e Tommaso Greco. Accursia Attardi morì nell’aprile del 2004 all’Imi: seguita a Bologna, era stata colta da sindrome da iperstimolazione ovarica e si era rivolta ai medici palermitani.
In ospedale, secondo quanto affermato dai periti ascoltati durante il processo, non avrebbe ricevuto assistenza alcuna e le cure necessarie.
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28 Ottobre 2010, 18:48