11 Aprile 2014, 16:25
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PALERMO – Roma, 8 novembre 2013. Al tavolo del ristorante romano “Assunta madre” sono seduti Alberto Dell’Utri, fratello di Marcello, e Vincenzo Mancuso. E ci sono pure le cimici piazzate su ordine della Procura di Roma che sta indagando per riciclaggio su un tale Gianni Micalusi. Le microspie svelano un intrigo internazionale e il piano di fuga dell’ex senatore.
Il fratello dice “che qua bisogna accelerare i tempi, finquanto che Marcello, se poi non ce le fa”. Marcello Dell’Utri deve fare in fretta. Deve allontanarsi dall’Italia prima che la sentenza diventi definitiva. “… e lui è andato lì – aggiunge Alberto – insieme a questi della Guinea Bissau che lo hanno preso in seria considerazione e gli hanno dato il passaporto diplomatico… gli hanno aperto le porte”. L’incontro sarebbe avvenuto a Bruxelles.
La scelta del paese dove fuggire alla fine, secondo gli investigatori della Direzione investigativa antimafia di Palermo, sarebbe caduta sul Libano. Circostanza che emergerebbe dal successivo passaggio della conversazione nel corso della quale Alberto Dell’Utri racconta a Mancuso che il fratello ha avuto indicazione da un certo Gennaro. Gli investigatori lo identificano in Gennaro Mokbel, imprenditore e facciandiere, coinvolto in inchieste per riciclaggio, pregiudicato con obbligo di dimora a Roma. Con lui Dell’Utri avrebbe ammesso di avere rapporti giustificati, solo ed esclusivamente, dalla comune passione per l’arte. Ancora Alberto: “… devi avere gente sul posto che ti da una mano, che ti aiuta… che fai vai lì e non conosci nessuno… invece questi sono bene sistemati”. Perché serve “una casa, un appoggio”.
Conclusione degli investigatori: non si sta parlando di un viaggio breve e di piacere. Ma come spostarsi per evitare guai? Mancuso: “… sei io fossi Marcello prenderei un volo diretto per Tel Aviv”. Alberto: “… e poi da la… non deve andare direttamente…”. Ancora Mancuso: “Se è possibile andarci in macchina è meglio… è meglio…. anche se si fa due ore e mezzo… aereo no… parte il timbro… resta… perché il timbro dell’aeroporto perché il passaporto a lui rimane… invece tutti gli aerei hanno accesso anche se le compagnie sono diverse… non bisogna lasciare traccia… io non conosco le distanze… però non ci deve arrivare con l’aereo”. Che la destinazione sia il Libano emergerebbe dal fatto che l’ex senatore dieci giorni prima aveva pranzato con “un politico importante del Libano”.
Perché proprio il Libano? Il fratello di Dell’Utri così spiega la scelta: “Allora siccome i tempi stringono… sta pensando appunto… allora Marcello 10 giorni fa ha cenato con un politico importante in Libano che è stato presidente e che adesso si candida per le prossime elezioni… il programma è quello di andarsene in Libano perché lì è una città dove Marcello ci starebbe bene perché lui c’è già stato la conosce c’è un grande fermento culturale… per lui andrebbe bene”. Il 3 aprile un’utenza mobile intestata a Marcello Dell’Utri è stata localizzata nelle vicinanze di Beirut. Per gli agenti della Dia è la chiusura del cerchio. Il 7 aprile scrivono una nota che spiega quanto sta accadendo. All’indomani, la Corte d’appello presieduta da Raimondo Lo Forti, a latere Daniela Troja e Mario Conte, ordina l’arresto di Dell’Utri. Ormai è tardi.
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11 Aprile 2014, 16:25