21 Agosto 2012, 06:01
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La fumata bianca nel Pdl ancora non arriva. È stata un’altra giornata di incontri tra i berluscones siciliani, alla ricerca della difficile quadra sul nome del candidato presidente e sul perimetro della coalizione da mettere in piedi per l’appuntamento elettorale del 28 ottobre. Il centro delle grandi manovre si è spostato a Catania, dove ieri Francesco Cascio, uno dei due papabili candidati con Roberto Lagalla, ha incontrato il coordinatore regionale Giuseppe Castiglione. Un faccia a faccia interlocutorio, al termine del quale, però rimangono le differenze di vedute tra “palermitani” e “catanesi” che hanno determinato l’impasse. Castiglione resta dell’idea, sostenuta anche da altri esponenti di primo piano del partito (ai quali si è aggiunto Alessandro Pagano), che sia meglio, coi venti di antipolitica che soffiano di questi tempi, puntare su una candidatura “tecnica” d’area, quella del rettore dell’Università di Palermo Roberto Lagalla. Cascio ha difeso le ragioni di una candidatura politica, più adatta a raccogliere consenso in una campagna elettorale difficile e infuocata. Il disaccordo resta anche sulla possibile alleanza coi lombardiani, della quella Castiglione e i “catanesi” non vogliono sapere e che invece Cascio ritiene praticabile. Trovando una sponda importante negli ex An del Pdl, che intendono giocare un ruolo nella partita tutta interna ai berlusconiani. Tanto che ieri sera, sempre a Catania,era in programma un altro riservatissimo faccia a faccia tra Castiglione e Ignazio La Russa, leader nazionale della corrente degli ex di Alleanza Nazionale. Gli aennini come il sindaco di Catania Raffaele Stancanelli spingono per un allargamento della coalizione al Nuovo polo che potrebbe garantire al centrodestra i numeri della vittoria e del rilancio in vista delle Politiche.
Tutto resta in sospeso, ma i tempi si fanno sempre più stretti. Una parola definitiva arriverà quasi certamente in settimana. Troppo vantaggio temporale è stato concesso al competitor Rosario Crocetta, dalle parti del Pdl ne sono tutti ben consci. Praticamente tramontata, invece, la possibilità di una convergenza su Gianfranco Miccichè. Che ieri, nel giro di un’ora, ha spiazzato tutti. Prima, annunciando la rottura definitiva col Pdl, mandando a quel paese “i partiti nazionali” e aprendo ufficialmente a un patto con gli altri movimenti slegati dalle segreterie romane. Ossia con il Partito dei siciliani erede dell’Mpa di Lombardo. Nella stessa nota Miccichè smentiva le voci su un suo possibile passo indietro. Ma dopo poco più di un’ora, l’ex sottosegretario invitava Nello Musumeci, gradito proprio agli ex An del Pdl, a essere il candidato alla Presidenza della Regione: un rebus. La mossa di certo spiazza il Pdl, che ha sempre considerato Musumeci come il numero due di un ticket che vedeva come front runner un palermitano. Adesso, i berlusconiani, potrebbero ritrovarsi con le spalle al muro, “costretti”, per via dei propri prolungtai tentennamenti, a convergere su una candidatura scelta da altri, proprio come alle amministrative di Palermo.
Già in giornata erano arrivati segnali di avvicinamento a Micciché lanciati da Adolfo Urso che puntavano proprio a una candidatura di Musumeci. Potrebbe essere quindi proprio il nome del politico catanese (nella prospettiva di un patto ‘sicilianista’ allargato agli eredi del lombardismo, alla faccia degli ultimi due anni di anatemi e polemiche) la soluzione a sorpresa per uscire dal Vietnam in cui il centrodestra siciliano è sprofondato, offrendo di sé un’immagine quanto più lontana dell’invincibile macchina di consenso che negli ultimi dieci anni ha fatto il bello e il cattivo tempo in Sicilia.
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21 Agosto 2012, 06:01