Fuori la mafia dai terreni | Il feudo Tagliavia torna alla Curia

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17 Luglio 2018, 18:33

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Si è voltato pagina eliminando le ingerenze mafiose. La sezione Misure di prevenzione presieduta da Raffaele Malizia ha revocato l’amministrazione giudiziaria dell'”Azienda agricola santuario Maria Santissima del Rosario di Tagliavia”. Non c’è neanche bisogno, come aveva chiesto la Procura, di attivare un controllo giudiziario. La Curia di Monreale rientra in possesso dei terreni coltivati a grano e uliveti fra Ficuzza e Corleone.

Ormai da tempo è stato licenziato l’unico dipendente dell’azienda e cioè Francesco Di Marco, figlio di Vincenzo, autista della famiglia Riina, e nipote di Antonino, in carcere con l’accusa di essere il reggente del mandamento mafioso di Corleone.  Ed è stato allontanato il precedente rettore che non aveva vigilato.

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Dalle indagini dei carabinieri del Ros e del Gruppo di Monreale emerse che l’ultima parola sul feudo Tagliavia spettava a Ninetta Bagarella, la moglie di Totò Riina. E così scattò il sequestro dei beni, a cominciare dall’azienda che ha lavorato sulle terre del santuario, incassato risorse pubbliche e assunto lavoratori “fantasma” probabilmente per ottenere finanziamenti che complessivamente hanno superato il milione di euro.

La Curia di Monreale ha già affidato parte terreni alla missione di Biagio Conte che presto ne gestirà la totalità.  “La revoca dell’amministrazione giudiziaria sul santuario da parte del tribunale di prevenzione ci riempie di soddisfazione – spiega il legale della Curia, l’avvocato Massimo Motisi – perché dimostra come l’arcivescovo di Morreale, monsignor Michele Pennisi abbia operato in maniera incisiva e determinante per interrompere qualsiasi pericolo di infiltrazione mafiosa. È stato infatti nominato un nuovo rettore, individuati i nomi di eccellenza per comporre il nuovo consiglio degli affari economici nella persona del professor Fazio, del dottor scavone e dell’avvocato Sarullo ed ancora sono stati presi accordi con la Missione Speranza e Carità. Avevamo espresso le nostre perplessità rispetto alla richiesta della procura che, dopo aver fatto un eccellente lavoro investigativo- aggiunge – aveva però chiesto la proroga del controllo giudiziario nonostante tutto ciò che monsignor Pennisi aveva fatto”.

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17 Luglio 2018, 18:33

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