06 Gennaio 2015, 06:15
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PALERMO – Concessi gli arresti domiciliari al funzionario comunale che, secondo l’accusa, dietro il pagamento di tangenti abbatteva il costo della tassa sui rifiuti. Cesare Pagano ha lasciato il carcere dove era rinchiuso dal 18 dicembre scorso. È lui il capofila di un’inchiesta che ha coinvolto quindici persone fra presunti funzionari infedeli e imprenditori.
Una telecamera ha filmato il funzionario Cesare Pagano che trattava con il titolare di un’attività commerciale. Si erano già incontrati negli uffici comunali di piazza Giulio Cesare, a Palermo. Un primo ammiccamento, poi l’appuntamento a domicilio dove, nel frattempo, i poliziotti avevano piazzato una telecamera.
Con i soldi “da pagare chiaramente in contanti, metà quando facciamo l’operazione e poi ci mettiamo d’accordo”, così diceva Pagano senza sapere di essere filmato, l’imprenditore avrebbe ottenuto lo sconto sulla tassa dei rifiuti. “Tutti gli avvisi passati vengono cancellati”, lo rassicurava il responsabile del servizio Tares-Tarsu dell’Ufficio tributi.
Non si conosce ancora la motivazione con cui il Tribunale del Riesame ha accolto la richiesta della difesa. L’avvocato Ninni Reina ha, però, sostenuto che gli arresti in casa fossero sufficienti a garantire le esigenze cautelari. Il provvedimento è di alcuni giorni fa. Pagano ha potuto trascorrere capodanno a casa.
Oltre a Pagano sotto inchiesta ci sono Antonino Borsellino, Gaspare Tantillo e Ida Ardizzone, pure loro impiegati comunali. L’operazione è della sezione Reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile. I procuratori aggiunti Leonardo Agueci e Dino Petralia, e il sostituto Daniela Varone contestano agli indagati le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, truffa, istigazione alla corruzione e falso materiale.
Nel frattempo, le indagini si sono allargate. “L’intermediario della Serit sono io… e basta, non ce ne sono altri, non ce ne sono altri… quelli che gli presenterò io, sono i miei collaboratori, che si occuperanno…”: Cesare Pagano avrebbe voluto estendere il meccanismo illecito dal Comune di Palermo alla società che gestisce la riscossione dei tributi in città. O forse c’era già riuscito.
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06 Gennaio 2015, 06:15