16 Marzo 2009, 11:43
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Palermo-Lecce da diversi anni significa allegria, amicizia, vogliamoci tutti bene… un gemellaggio di colori e di emozioni che le due tifoserie rispettano da un paio di decenni e che nessun risultato, ottenuto sul campo, ha mai scalfito, tant’è che una volta il Palermo ci rimise la promozione ed un paio di volte il Lecce (inclusa proprio questa) ci ha rimesso la serie A.
Mentre fuori dallo stadio i tifosi bevono e mangiano assieme, dentro l’aria che si respira è bislacca, non foss’altro perché quel maledetto derby ha sancito quello che gli Ultras hanno tradotto nel tradimento dell’onore e della dignità, con allegato volantino di spiegazioni distribuite in migliaia di copie.
I tifosi rosanero sono così spaccati tra la rabbia e l’amore e la confusione annebbia il cervello anche di chi da anni legge le formazioni allo stadio, che non sa più se chiamare in campo i giocatori aspettando gli olè del pubblico o andare di fretta, nella speranza che si dia spazio finalmente di nuovo al calcio giocato.
Si comincia con la Curva Nord deserta nel centro del suo cuore pulsante che per l’occasione è bardato con uno striscione che a carattere cubitali recita: Un derby giocato da pecore, non merita una curva da leoni. Il resto dello stadio dissente e questa è una storica consuetudine che da sempre contrappone gli Ultras al resto dei tifosi. La consegna del silenzio tra gli intransigenti regge per l’intera partita e a poco valgono gli incitamenti che il resto dello stadio eleva a mò di cori da parrocchia, meno male che arrivano 7 gol a spezzare il clima di oratorio, ravvivato dallo svociazzare proveniente dallo spicchio di curva riservato ai leccesi, che, purtroppo per loro, hanno poco da rallegrarsi.
Il Palermo parte forte e Cavani si conquista un rigore che Miccoli per non tradire le sue natie radici, gli concede finanche di realizzare. Sembrerebbe l’inizio di un pomeriggio da incorniciare ma a Kjaer nessuno ha mai spiegato che il termine “lassala” significa evitare l’impatto con il pallone, cosicchè quando il vichingo si eleva al centro dell’area per spazzare un cross a cachì ( o fior di loto di fiorentina traduzione), Tiribocchi per poco non sfonda la rete con un destro da dentro l’area che pareggia i conti. Si ricomincia signori, altro giro altra corsa e chissà dove andremo a …parare.
Ma chi indossa la maglia rosa, sa che deve tirare la volata per evitare di subire “le già promesse legate” dei tifosi. Pertanto ecco di nuovo che si riaccende la mischia e Simplicio ci mette la scarpa per spingerla dentro, proprio come a Firenze, la settimana scorsa.
Bovo proprio non ci sta a vincere e quando il solito Tiribocchi gli ruota attorno dentro l’area di rigore, lui recita la perfetta parte del padrone di casa che non vuole dispiacere l’ospite che, per ringraziare, insacca la sua bella doppietta. Tal fatto sembra così spocchioso che infastidisce perfino il signor Fabrizio e vengo da Lecce che non può fare a meno di bucare una delle peggiori retroguardie d’Europa. Roba da libro cuore sono quelle lacrime che solcano il viso del kKiller… che però riesce a non esultare.
Mentre Kjaer, travestito da Cassani, s’inventa un pallonetto che spolvera l’incrocio dei pali di quel mischino portiere del Lecce, con una galoppata a lui “sconosciuta”, Simplicio avvia un contropiede micidiale che consente anche a Cavani di segnare la sua doppietta. A questo punto è consacrata una cinquina secca sulla ruota di Palermo che sbanca il Lecce ed i suoi irriducibili tifosi.
La furia rosanero si arresta di botto ed il resto della partita è pura accademia che si fa ricordare per gli applausi ai tifosi del Lecce, per l’esordio di Hernandez in quello che sarà il suo stadio per almeno un paio di anni ( a meno che il suo cartellino lieviti quanto quello di Kjaer e quindi Zamparini ceda alla tentazione di fare bottino) e per l’ovazione riservata a Giovannino Tedesco, unico portabandiera indigeno e genuino di una città che ama essere tradita per scoprirsi innamorata.
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16 Marzo 2009, 11:43