23 Maggio 2013, 10:37
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MARSALA (TRAPANI) – Nove misure cautelari (4 arresti, uno ai domiciliari e quattro obblighi di presentazione alla pg) sono stati eseguiti, all’alba, dai carabinieri della compagnia di Marsala a conclusione di un’indagine sui numerosi furti di cavi di rame registratisi negli ultimi tempi in diversi centri del Trapanese. I provvedimenti cautelari, emessi dal gip di Marsala su richiesta della Procura, sono stati eseguiti a Marsala, Trapani, Carini e Palermo. Le accuse mosse ai nove indagati (marsalesi ed ericini) sono il furto aggravato, l’interruzione di pubblico servizio (interruzione dell’erogazione elettrica e idrica), ricettazione e riciclaggio. L’indagine è nata dall’arresto di due membri della banda eseguito a Marsala lo scorso 27 marzo ad opera dei carabinieri della stazione di San Filippo.
La banda è accusata di avere razziato i cavi della rete elettrica e di illuminazione pubblica nei territori di Marsala, Trapani, Erice e Custonaci, lasciando intere zone in totale black out. L’indagine, condotta dal Norm dei carabinieri di Marsala, è stata diretta dal sostituto procuratore Dino Petralia. Nell’operazione, i cui dettagli, con i nomi dei nove indagati, saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà nel comando Compagnia dei carabinieri di Marsala alle 11.45 (presente anche il procuratore Alberto Di Pisa), è stata recuperata una tonnellata circa di rame rubato.
Sono Roberto Iovino, 43 anni, di Erice (Tp), il suocero Francesco Marino, di 55, di Marsala, Maurizio Di Pietra e Vito Roccia, entrambi 30enne, di Erice, le quattro persone rinchiuse in carcere, stamane, dai carabinieri di Marsala nell’operazione “Cuprum”, con cui è stata sgominata un’organizzazione dedita ai furti di cavi di rame. Ai “domiciliari” è stato, invece, posto Alessandro Sansone, di 19 anni, di Erice, mentre l’obbligo di presentazione alla pg è stato disposto per Ivan Randazzo, di 28 anni, Roberto Pietro Adragna, di 43, anche loro di Erice, nonché per i fratelli Gaetano e Baldassare Marino, di 57 e 65 anni, palermitani, titolari dell’azienda di recupero di materiale ferroso “Trinacria” di Carini (Pa), che gli investigatori hanno individuato come principale acquirente della refurtiva.
Ogni chilo di rame sarebbe stato pagato 5 euro. L’indagine prese le mosse dall’arresto, lo scorso 27 marzo, in contrada Spagnola, a Marsala, di Iovino e del 21enne Daniele Di Pietra, sopresi mentre stavano tranciando cavi della corrente elettrica. I due patteggiarono la pena e tornarono subito in libertà. I carabinieri, però, piazzarono un gps sull’auto (Audi 4) di Iovino, ritenuto il capo della banda, che ha consentito di seguire “in diretta” le continue razzie notturne di cavi di rame (ma anche di altro materiale ferroso) effettuate in diversi centri della provincia di Trapani.
Tredici gli episodi cristallizzati nelle attività di intercettazione. Furti, ha evidenziato il procuratore di Marsala Alberto Di Pisa, che hanno “provocato gravi disagi alla popolazione, a causa delle interruzione di pubblici servizi”. E cioé black out elettrici, telefonici e idrici. “Per questo – ha sottolineato il capitano Carmine Gebiola – diversi sindaci hanno invitato le forze dell’ordine ad effettuare maggiori controlli”.
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23 Maggio 2013, 10:37