05 Settembre 2014, 06:08
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Le immagini immortalate dalle telecamere di sorveglianza, sulle quali lavoreranno gli investigatori, mostrano infatti una via piena di persone – due donne addirittura sono intente a parlare tra loro proprio di fronte l’ingresso del cinema, mentre all’interno il manigoldo metteva tutto a soqquadro. “Siamo stati avvisati dal posteggiatore – continua – e ci siamo precipitati al cinema per verificare i danni che, fortunatamente, sono stati lievi. Ma non è questo il punto. Il fatto è che, nonostante non siamo isolati, ci sentiamo lasciati soli. È faticoso portare avanti il progetto che rappresenta questa sala, che vuole offrire cinema di qualità in un panorama culturale sempre più povero. Ma così lo diventa ancora di più”.
“Fatichiamo a sopravvivere quotidianamente – afferma ancora – per mantenere in vita l’unico cinema d’essai della città, nonostante quanto accaduto lunedì non sia stato il primo episodio. Ma è chiaro che, se le cose andranno avanti così, non basterà la nostra passione e la buona volontà”. Non si tratta del furto in sé o di quanto portato via o danneggiato, dunque, a scoraggiare i gestori, quanto piuttosto il fatto che nessuno, in città, sembra aver a cuore nulla. “Non è tanto l’ammontare dei danni – prosegue – quanto la sensazione che investire a Catania non sia più conveniente”.
Non accusano il quartiere, per quanto possa sembrare inadatto a ospitare un luogo del genere. “Siamo qui da anni – continua – e non abbiamo mai subito ripercussioni negative per essere qui. Negli ultimi tempi, però, le cose sembrano diverse. Adesso ci sentiamo davvero abbandonati – incalza – e la sensazione è che il centro della città si stia trasformando in un ghetto”. D’altronde, sostengono i gestori del King, qualunque avamposto deve essere frequentato e sostenuto dalle istituzioni per poter sopravvivere in una realtà come quella etnea. “Senza nessuno che ci sostenga – prosegue – anche solo aumentando i controlli e facendo percepire che la città tiene a questo posto, è la città stessa che si impoverirà”.
Per questo chiedono alle istituzioni, prima tra tutte al Comune, ma anche all’Università, alle altre associazioni e ai cittadini, uno ad uno, di sostenerli. “Noi organizziamo il Cinestudio, facciamo arrivare in città pellicole che altrimenti nessuno avrebbe modo di vedere. Insomma, se di cultura si parla, e se ne parla molto in questi ultimi tempi, bisogna anche sostenerla concretamente”.
Aumentando i controlli nella zona, ad esempio, o semplicemente premiando con la propria presenza e sostegno chi continua a operare e scommettere nei quartieri a rischio come San Berillo, facendo in modo che non debba pentirsene e possa continuare a farlo. I ragazzi che portano avanti il progetto nato intorno alla sala di via De Curtis nel lontano 2010 non hanno ancora intenzione di mollare. Hanno investito troppo di loro stessi per permettere che un atto codardo possa bloccarne i sogni. Ma avvertono: “Non ci si lamenti poi se luoghi storici di Catania chiudono”.
Ed è questo che chiedono. Sostegno. Vero. Concreto. “Le parole non ci servono più. Servono fatti”. La denuncia alla polizia è partita. Gli investigatori avranno a disposizione i filmati della video sorveglianza, ma il resto dovrà farlo la città. “Noi Incrementeremo ogni forma di misura di prevenzione e sicurezza – conclude – ma la cultura non la può salvare una telecamera”.
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05 Settembre 2014, 06:08