10 Aprile 2022, 06:03
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Ciao Gabriele, c’è un po’ di sole, adesso, da queste parti. Ma tutto il sole che c’è stato non ha mai asciugato le lacrime versate per la tua morte. Avevi diciotto anni, era il luglio scorso: una fine improvvisa che ha spezzato il cuore di tuo padre, Giuseppe, di tua madre, Maria Luisa, e di tuo fratello, Filippo, come della scuola, il liceo classico ‘Umberto’, che frequentavi.
Tuo papà, Giuseppe Rizzo ha scritto su Facebook: “Buongiorno amiche ed amici. Volevo condividere con voi le iniziative che stiamo portando avanti alla memoria e in ricordo del nostro amato Gabriele. Intanto a breve formalizzeremo l’Associazione onlus ‘Il Sorriso di Gabriele’. Grazie al Liceo Classico Umberto I saranno realizzate due iniziative, finanziate dalla nostra famiglia, grazie a contributi elargiti volontariamente da amiche ed amici, colleghe e colleghi”.
Ci sarà una borsa di studio, il prossimo 20 aprile. Ci sarà, dieci giorni dopo, un memorial di calcio a cinque. Due alberi sono stati piantati al Parco Uditore perché siano un ulteriore segno del tuo passaggio terrestre. E, il prossimo 15 maggio, da Palermo a Ventimiglia, il tuo paese, si terrà un viaggio in bici e in macchina per ricordarti. Seguiremo tutto. Nelle parole di Giuseppe, il tuo papà, si nota la congiunzione che ha prodotto un miracolo. Un immenso dolore unito a infinito amore ha creato l’alchimia della speranza.
Eccole le parole: “La notte dopo il funerale, a Ventimiglia, mi sono alzato dal letto. Ero crollato per giorni e notti insonni. Ho visto mia moglie e mio figlio che parlavano. Mi sono avvicinato e ho detto: ‘Noi Gabriele ce lo siamo meritato, ora non dobbiamo mollare, per lui e per noi. Il nostro compito è cercare di migliorarci’. Gabriele era buono, scriveva, leggeva, era sensibile…”.
Un ritratto che coincide con quello dei compagni di classe, nei giorni immediatamente successivi alla tragedia. Nessuno covava un’ombra, di quelle ombre che le voci, talvolta, manifestano a loro insaputa. Tutto era luminoso, bello e leggero, anche nello strazio, anche nelle settimane pesantissime del lockdown, dentro il cristallo di un’età che, fuori, si mostra nitida, ma che conosce soprassalti tremendi. Eppure, l’assenza non è contemplata.
Ancora tuo papà: “Mai avrei pensato che una sciagura del genere toccasse a noi, a me. Perdere un figlio è una situazione innaturale che, disgraziatamente, succede, ma uno crede che siano sempre gli altri ad avere bisogno di consolazione. Noi non ci siamo mai arrabbiati. Non abbiamo mai colpevolizzato nessuno. Non siamo i soli a soffrire, quanti bambini stanno morendo in Ucraina. Stiamo cercando di trasformare il nostro dolore in qualcosa di positivo, ma capiamo benissimo chi non ce la fa, chi si chiude. Noi siamo stati fortunati, per l’affetto degli altri. Il funerale sembrava una strana festa, con le le lacrime, le magliette bianche e i palloncini”.
Ciao Gabriele, sarai guardato ancora nel pallone che rotola, in un albero che cresce. Vivrai ancora negli occhi di chi ti ha amato, di chi ti ha messo al mondo, di chi è stato l’altro te stesso, come nel cuore dei tuoi compagni che andranno avanti, portando con loro il tuo sorriso eterno da ragazzo. “L’amore vince sul dolore”, dice tuo padre. E così sarà.
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10 Aprile 2022, 06:03