Politica

Gaetano Galvagno si racconta: “Palazzo d’Orleans, la Sicilia, mio padre”

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06 Dicembre 2024, 06:00

5 min di lettura

PALERMO- “Un attimo, ora tocca a voi. Ecco, accomodatevi…”. La breve anticamera prima del colloquio con il presidente dell’Assemblea regionale, Gaetano Galvagno, condensa, in un colpo d’occhio, un’altra, velocissima, declinazione della rapidità.

Sembra di stare nella griglia dei centometristi, aspettando il virtuale colpo di pistola dei cortesi ed efficientissimi starter che presiedono alle giornate presidenziali.

Qualche informazione preliminare, raccolta qua e là. La giornata dell’inquilino più alto in grado dell’Ars comincia prestissimo e finisce tardi. Si saltano i pasti, se necessario, o si provvede con un rapsodico sgranocchiare di mandorle.

Una chiacchierata politica – sul presente e sul futuro – è ciò che proponiamo ai lettori di Livesicilia, con la collaborazione di Moreno Geraci. Ma l’avvio nasce dalla memoria di un fatto profondamente umano, privato e doloroso.

Presidente Galvagno, riflettendo sulle domande, mi sono imbattuto ancora nella storia di suo padre, Giuseppe, che tutti chiamavano Pino. Era un medico molto stimato a Paternò. Ha combattuto nella trincea del Covid, non si è sottratto ed è morto, dopo avere contratto l’infezione, proprio nel dicembre del 2020. Come lo ricorda?
“Papà è stato una figura fondamentale e resta il mio punto di riferimento, nel percorso. Con lui avevo un rapporto, forse, duro. Sicuramente formativo ed educativo. Una volta gli dissi: ‘Mi auguro di riuscire a fare il cinquanta per cento delle cose realizzate da te’. Sa che succede ogni volta che ritorno a Paternò?”.

Che succede, presidente?
“Incontro suoi amici e suoi pazienti che mi ringraziano per papà. Sono attestati che scaldano il cuore. Non so se ho percepito pienamente quanto fosse speciale, quando era qui. Ma so che mi ispiro a lui. Era un medico, uno che tutti consideravano di famiglia. Non è così, ahimè, per i politici”.

Le spiace?
“Mi affligge. I politici, talvolta, sono considerati ladri e banditi a prescindere. Io provo a cambiare le cose. Certo, provarci non significa per forza riuscirci”.

Come ci prova?
“Per esempio, con attenzione ai conti, alle leggi finanziarie senza esercizio provvisorio. Speriamo di restare nei tempi anche quest’anno”.

Si può? I paletti e le sorprese non mancano mai…
“Sono fiducioso, per il grande lavoro che si fa e di cui sono grato anche all’opposizione. Non manco mai di sottolinearlo. Nelle normali diversità c’è la condivisione di un sentimento di impegno per la Sicilia. Un fatto molto importante”.

Allora ha ragione chi la definisce un mediatore, un pacificatore?
“Sono uno che rispetta tutti. È  stata abolita la tradizionale contrapposizione tra Palazzo d’Orleans e Palazzo dei Normanni, tra presidente della Regione e presidente dell’Assemblea. Mi pare un passaggio notevole”.

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Il presidente Schifani, in una intervista con noi, l’ha elogiata.
“C’è un rapporto bello e sincero, costruito dall’esperienza e dalla forza di volontà. Il presidente Schifani ha una esperienza smisurata, io ci metto le gambe veloci di un presidente dell’Ars eletto a trentasette anni. Però, non voglio essere giudicato per la mia età, ma per quello che faccio e che farò. Non mi sento il primo della classe. Mi piace il confronto perché promuove grandi risultati e tento di valorizzare la nostra bellezza”.

Un momento dell’intervista

Che, spesso, è soffocata da enormi problemi, presidente. E dall’amarezza giustificata dei siciliani.
“Sì, non si può negare. Ma noi siciliani dobbiamo essere orgogliosi della nostra terra e dovremmo vivere per la cultura. Con la Fondazione Federico II stiamo dimostrando che cultura, sviluppo ed economia devono camminare insieme, con l’attività che si svolge e i conti che tornano, essendo il bilancio in salute”.

Adesso, la domanda inderogabile…
“Mi sta per chiedere se sarò candidato alla presidenza della Regione, alle prossime elezioni, giusto?”.

Giusto. La sua risposta, presidente?
“Le mie idee sono chiarissime in proposito. Ho trentanove anni, non ho né la presunzione, né la velleità, né la scorrettezza di interrompere un percorso, condotto con responsabilità dal presidente Schifani. Mi fa piacere che qualcuno pensi che io possa fare bene il governatore a quarantadue anni. C’è tempo. Al momento, mi sento fuori dal gioco”.

Qual è il suo obiettivo, dunque?
“Io lavoro tanto e vorrei che lo sottolineasse: l’impegno è massimo, ma non ho la pretesa di ottenere sempre splendidi risultati. Però, lavoro incessantemente per cambiare le cose”.

I problemi, dicevamo. L’elenco è ampio. La siccità morde più di tutto.
“Condivido la sofferenza delle persone. La questione è complessa e non solo per noi. Sono stato eletto al Comitato delle regioni a Bruxelles e l’argomento è all’ordine del giorno perenne in quell’agenda. In Sicilia il danno risulta più drammatico che altrove, perché la mancanza d’acqua impatta fortemente con l’economia, per via di agricoltura e turismo. Ci vuole un piano acque complessivo, lo sostengo da sempre”.

Come sta FdI in Sicilia? C’è stato qualche incidente di percorso…
“Il partito sta bene, incrementa i consensi e i tesserati appaiono in ascesa. Lei si riferisce, ovviamente, al caso Auteri, alla questione dei contributi per le associazioni, alle minacce…”.

La cronaca è precisa a riguardo.
“…Ho stigmatizzato l’accaduto pubblicamente e non ho intenzione di nascondermi. Parliamo di soldi che devono essere regolamentati attraverso un fondo. Tutto alla luce dal sole. Così qualcuno la finirà di recitare sul palco e poi condurre altri discorsi, in segreto, raccontando verità differenti”.

Ritornando a qualche minuto fa: lei si ritrova nel termine, quando la definiscono un mediatore?
“C’è pure chi mi definisce un incassatore. Un po’ lo sono. Mi comporto da spugna, lascio passare… Però, mi arrabbio se qualcuno dice bugie. Proprio, mi arrabbio da morire. Per il resto, spero di essere utile. Sa cosa mi ripeteva mio padre?”.

Cosa, presidente?
“’Non fare mai ciò che non faresti se davanti a te ci fosse tuo padre…’. Così diceva. E io non lo dimentico. La politica è un po’ come la giostra. Oggi sali, domani scendi. L’essenziale è avere la coscienza a posto”.

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06 Dicembre 2024, 06:00

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