19 Dicembre 2013, 10:13
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La foto del mostro colpisce, nella sua versione in bianco e nero e in quella più moderna. Nella gallery (GUARDA) dell’orrore. Si osserva, in filigrana, lo sguardo di una pazzia mai placata. Uno choc che distrugge uno dei capisaldi teorici del nostro sistema penitenziario: l’obiettivo della rieducazione. Come si può rieducare la vita folle e disperata di Bartolomeo Gagliano? Tutti gli scatti – dallo sguardo assorto delle vittime che sembrano presagire una qualche spaventosa tragedia, all’epoca i morti non si pescavano da facebook, alla pupilla feroce dell’assassino – tutto testimonia sul banco dell’accusa, con il dito puntato verso un male inestirpabile.
Il killer ancora a piede libero ha un curriculum criminale che farebbe impallidire chiunque, dalla detonazione del suo odio e della sua patologia, l’omicidio di una prostituta in procinto di rivelare alla fidanzata dell’epoca con un sogno nuziale l’esistenza di un legame clandestino. E chissà cosa pensa quella ex fidanzata, la donna che stava per sposare un mostro e si è salvata, involontariamente, grazie al sangue di un’altra donna.
Eppure, Bartolomeo Gagliano – a prescindere dall’incidente che lo ha reso uccel di bosco – sarebbe uscito di galera nell’aprile del 2015. E questo è un punto critico di amarissima riflessione, sul confine di una libertà che dava per possibile il reinserimento di un corpo estraneo alla società, di una cellula pazza in un tessuto normale. Ci sono le foto a dirlo più che le carte. Gli occhi spiritati del killer. Gli occhi tristi, inconsapevolmente profetici, delle sue vittime.
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19 Dicembre 2013, 10:13