Galeotta fu l’intercettazione

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27 Aprile 2010, 16:38

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E’ il 29 novembre del 2002 quando in contrada Salinelle si incontrano vicino a un albero che nasconde una microspia Giovanni Laurino, Francesco Librizzi, Francesco La Rocca, Alfio Mirabile e altri presunti esponenti di spicco delle mafia catanese e nissena che discutono delle forniture di calcestruzzo in Sicilia. Sono partite da qui le indagini della Dda nissena sulla Calcestruzzi spa e su presunti rapporti con le cosche. In quella conversazione, per ampi stralci riportata nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Giovambattista Tona a carico delle 14 persone arrestate oggi, si fa riferimento all’acquisto e al trasporto di inerti per gli impianti della Calcestruzzi, in relazione ai quali gli esponenti di più famiglie mafiose sembrano stabilire un sovrapprezzo: si parla di 5.000 lire per ogni unità di misura. Nel 2007 Giuseppe Paterna rivela agli inquirenti il meccanismo messo a punto: “Laurino – scrive Tona nell’ordinanza – spiegò a Paterna che in tutti gli impianti della Sicilia veniva applicato un meccanismo di sovraffatturazione che consentiva di creare fondi da stornare alle famiglie mafiose. Paterna parlava di una sovrafatturazione di circa 2.000 lire al metro cubo, che i padroncini avevano cura di restituire al Laurino dopo la riscossione dalla somma da Calcestruzzi e che poi Laurino stornava alla famiglia di Riesi; Paterna vide la consegna delle buste contenenti denaro da parte di alcuni autotrasportatori, alcune di queste buste furono a lui consegnate”.

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27 Aprile 2010, 16:38

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