Galleria Studio A| Personale di Giovanni Zoda

di

25 Febbraio 2013, 18:29

2 min di lettura

CATANIA – In mostra fino al 30 marzo, presso la Galleria Studio A, la personale di Giovanni Zoda “La visione e il viaggio”, curata da Liborio Termine, autore anche del catalogo. Giovanni Zoda è un artista di giovane età, impegnato insieme a molti colleghi a contribuire al movimento artistico e culturale di qualche vivacità nella nostra città. Dopo l’allestimento di una prima mostra nel 2009 al Polittico di Roma, Giovanni Zoda approfondisce e amplia la sua poetica regalando emozioni al pubblico catanese.

“Dopo tre anni – racconta l’artista – il progetto ha trovato nuovi sbocchi. Si assiste all’introduzione di chi guarda le opere da un paesaggio interiore, luogo di quella memoria ancestrale che la nostra psiche riscopre”.

Nella prima fase, infatti, il progetto era legato a una figura ieratica, più simile a un grembo pronto a generare la scoperta di un nuovo paesaggio. Il messaggio, isolato dalla realtà e vivo nell’oscuro, non aveva alcuna consapevolezza del viaggio. Ne “La visione e il viaggio”, l’artista ha intrapreso un percorso iniziatico in cui assume un significato ciò che gli esseri umani utilizzano per perseguire i propri obiettivi.

“Con la rivelazione del paesaggio – prosegue l’autore – si ha maggiore consapevolezza del creato ed elementi quali la cultura o la religione diventano strumenti di scoperta per l’uomo stesso. Con i miei lavori – conclude – non intendo rivelare alcuna verità, che rimane pur sempre relativa”.

 

 

 

Così, la personale introduce nel gioco della maschera col volto, costruito come affascinante e inquietante regione del simbolico, la presenza del “paesaggio”, inteso quale scenario di realtà che fa da argine al vuoto in cui l’immagine oggi precipita ed appare di tal si sempre più una dimensione “umana”, in cui, cioè, la persona si muove.

Articoli Correlati

 

 

 

Rimane estraneo nelle opera di Zoda il tema della morte: “Il viaggio è sinonimo di rinascita, e non di morte. In particolare, nell’opera “Rinascita”, il corpo viene raffigurato separato dall’anima, appunto perché ciò che è carnale si vede, mentre, ciò che è spirituale si proietta in altri modi”.

 

 

 

Pubblicato il

25 Febbraio 2013, 18:29

Condividi sui social