Gallina e i segreti della mafia | Primo sì all’estradizione del boss

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10 Settembre 2018, 06:14

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PALERMO – È arrivato il sì all’estradizione. Siamo ancora in primo grado. Solo il giudizio di appello darà il via libera definitivo. Salvo clamorose, e improbabili, sorprese il boss di Carini Freddy Gallina, tornerà in Italia fra un paio di mesi e lo aspetta l’accusa di avere ammazzato tre persone. Rischia l’ergastolo.

Fino a pochi mesi fa nella sua fedina penale c’era una condanna definitiva per mafia. Poi, sono arrivate le dichiarazioni di Antonino Pipitone a complicare, e di parecchio, la sua situazione giudiziaria.

In principio era stato un altro pentito, Gaspare Pulizzi, ad accusarlo di avere ammazzato Francesco Giambanco e Giampiero Tocco. Le sue sole dichiarazioni, però, non bastavano ad incriminarlo. Ecco perché son divenute decisive quelle di Pipitone. Infine è arrivata l’ultima tegola: Gallina avrebbe ucciso pure Felice Orlando, massacrato nel 1999 a colpi di pistola nella sua macelleria allo Zen. Il procuratore aggiunto Salvatore De Luca e i sostituti Roberto Tartaglia, Amelia Luise e Annamaria Picozzi hanno scritto alle autorità americane per chiedere l’estradizione.

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Ferdinando Gallina, detto Freddy, è stato fermato a fine 2017 a New York dove era arrivato clandestinamente attraverso il Canada. Era scappato qualche mese prima, violando la sorveglianza speciale. Probabilmente aveva intuito che le cose si stavano mettendo male per lui, ancora prima che si pentisse Pipitone. Anche nel 2008 Gallina si era dato alla latitanza per sfuggire al blitz Addiopizzo. Non si era però allontanato più di tanto. Fu arrestato in una villetta a Villagrazia di Carini e condannato. Ora rischia grosso.

“Se parla Gallina…”, sussurra un investigatore convinto che il boss di segreti ne custodisce tanti. A cominciare da quelli legati agli affari di Salvatore Lo Piccolo, padrino di San Lorenzo ai cui ordini rispondevano anche i mafiosi di Carini. Dei soldi dei Lo Piccolo sono stati recuperate le briciole. Non è escluso che la cassaforte si trovi proprio negli Stati Uniti e magari continui ad alimentare attività apparentemente lecite sia oltreoceano che in Italia. I pm di Palermo non hanno smesso di cercare il bottino. Ne hanno fiutato le tracce in Svizzera, Gran Bretagna e Lussemburgo. Gli anni del dominio dei Lo Piccolo sono gli ultimi in cui le casse dei clan erano traboccanti del denaro del pizzo. Quando il padrino fu arrestato a Giardinello i poliziotti della Mobile gli trovarono addosso la contabilità. Per il solo 2007, anno dell’arresto, aveva incassato un milione mezzo di euro dalle estorsioni. 

Le indagini e i racconti dei pentiti hanno descritto le figure di direttori di banca conniventi, spalloni che trasportavano denaro in contanti e di professionisti che reclutavano folti schiere di prestanome. Tra i segreti che Gallina potrebbe conoscere c’è anche il motivo della riunione convocata da Lo Piccolo in un ristorante a Torretta. Serviva la pace per gestire al meglio gli affari in una delle zone più ricche della provincia di Palermo, dove negli ultimi anni sono sorti decine di centri commerciali e fioccate le concessioni edilizie per costruire case, ville e residence. Come quello che stavano realizzando Antonio e Stefano Maiorana, i costruttori spariti nel nulla il 3 agosto 2007.

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10 Settembre 2018, 06:14

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