01 Aprile 2017, 06:15
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PALERMO – Gesap era diventato il “bancomat” di una ristretta cerchia di imprenditori e professionisti entrati nelle “grazie” dell’ex direttore generale Carmelo Scelta. Così dicono pubblici ministeri e poliziotti che indagano sulla società che gestisce i servizi dell’aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo.
Gli indagati, sono in tutto quindici, avranno tempo e modo di difendersi e spiegare i dettagli di incarichi e consulenze da cui emergerebbe uno spaccato di mala gestio dei soldi pubblici. La conferma arriva dalla forza dei numeri.
Per ammodernare e adeguare ai nuovi standard di efficienza e sicurezza lo scalo di Punta Raisi dal 2009 al 2015 sono stati stilati 117 progetti di cui 113 sono diventati carta straccia. A nulla sono serviti. La fase della sola progettazione è costata 11 milioni di euro in sei anni. Il nuovo management di Gesap, al suo insediamento, ha azzerato il pregresso e voltato pagine. Punto e a capo: il risultato è che per la stessa, o quasi, progettualità sono bastati 188 mila euro. Il “quasi” non giustifica l’enorme differenza di costi.
Alcuni dati sono più significativi di altri fra i tantissimi spulciati dagli agenti della sezione reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile. Solo per l’editing e la stampa dei progetti la Cdp Design dell’imprenditore Stefano Flammini ha incassato 700 mila euro. Quindicimila euro sono stati pagati per la stampa di un solo progetto in sei copie. Il responsabile dell’Unità di manutenzione Giuseppe Listro ammetteva al suo parigrado del servizio Progettazione, Leonida Giannobile, che “qui è la ristampa di una serie di disegni… cioè non glieli possiamo fare pagare per dieci volte al prezzo di mercato”.
Gesap aveva fra i suoi dipendenti le professionalità che servivano per eseguire i progetti ed invece si è deciso di esternalizzare i lavori e “splittare” i progetti. Come se un architetto, invece di progettare la ristrutturazione di una casa, decidesse di ideare singoli piani di intervento per il bagno, la cucina, la stanza da letto e persino per il corridoio.
Nel 2012 la società ha pagato 97 mila per “l’aggiornamento e manutenzione del tunnel della Minimetro”. Nel febbraio 2015 un ingegnere di Gesap, di fronte agli investigatori che gli chiedevano chiarimenti, ha allargato le braccia: “Non esiste ancora alla data odierna l’infrastruttura in questione, mi domando come si potesse pensare di aggiornarla”.
Ogni occasione sarebbe diventata ghiotta per assegnare incarichi e produrre montagne di carta utili solo per giustificare le parcelle. Sarebbe andata così anche per l’incidente del 2010, quando un aereo Windjet finì fuori pista. Gli investigatori le definiscono “scatole vuote” ideate per “fornire giustificazione cartolare a vere e proprie distrazioni di denaro”. Così vengono descritti i rapporti fra Gesap, sotto la reggenza di Scelta, e Filippo Capuano, ex pilota Alitalia e amministratore di fatto della Cometa srl. Capuano ha ottenuto finanziamenti per 245 mila euro. I rapporti con Gesap erano iniziati nel 2011 quando all’ex pilota venne affidato il compito di indagare sulle cause dell’incidente. Prima consulenza: 20 mila euro. Dopo tre mesi, però, un incarico identico fu assegnato alla Cometa srl. L’importo schizzava a 150 mila euro, di cui 54 mila pagati in acconto il 7 febbraio 2012. Nessun dubbio da parte degli investigatori: si è trattato “di una evidente duplicazione della stessa consulenza”. Stessa consulenza e stessi beneficiari, visto che dietro la Cometa c’è sempre Capuano che per costituirla si è servito di un mandato fiduciario conferito alla Servizio Italia.
Altri 200 mila euro Capuano li ha ricevuti per la “sperimentazione di un dispositivo a decelerazione progressiva”. Fra giugno e novembre 2012 Gesap ha sborsato i primi 170 mila euro in due tranches. Mancavano all’appello 30 mila euro. Nel 2013, in attesa del saldo, Capuano chiedeva a Scelta di aiutarlo. Aveva problemi per pagare il mutuo. E così sperava che i 30 mila euro diventassero centomila. Per giustificare la differenza Capuano suggeriva di usare “il contratto per l’incidente”. Scelta aveva un’altra idea, pensava ad un fantomatico incarico pubblicitario. Persino Capuano si sorprendeva e Scelta rispondeva: “No lo so, era per trovare una formula per darti i soldi”.
Cosa ha prodotto l’ex pilota per meritarsi la parcella? “Il contributo – scrivono i pm Agueci, Petralia e Battinieri – si è risolto nel prendere parte ad un paio di incontri informali, neppure verbalizzati”. E la sperimentazione del nuovo asfalto per rallentare la corsa degli aerei in caso di fuoripista?: “Non è stata mai avviata – si legge nell’ordinanza del gip Walter Turturici – Capuano portò i materiali all’interno del magazzino”. Nulla di più.
L’inchiesta, però, non risponde a un interrogativo chiave. Se e cosa hanno ottenuto in cambio i vecchi dirigenti di Gesap? Forse la risposta non si avrà mai. L’arresto di Roberto Helg, che di Gesap era vice presidente, per la mazzetta imposta al pasticciere Santi Palazzolo, lo scandalo e il licenziamento di Scelta hanno fatto calare il silenzio negli uffici e al telefono. I protagonisti dell’indagine divennero all’improvviso guardinghi. I poliziotti, però, cercavano e cercano tracce dell’eventuale pagamento di tangenti.
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01 Aprile 2017, 06:15