03 Maggio 2012, 08:00
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“Ci state togliendo tutto”. L’urlo di un dipendente della Gesip la dice lunga sullo stato di altissima tensione che la società partecipata del comune di Palermo sta vivendo a ridosso delle prossime amministrative. Una tensione che ieri si è materializzata nell’occupazione dell’Ufficio elettorale del capoluogo siciliano e in un accesissimo incontro con il commissario Luisa Latella e il prefetto Umberto Postiglione a Palazzo delle Aquile (nella foto). Un confronto dai toni accesi, anzi accesissimi, alla presenza di Digos e forze dell’ordine per paura di una vera e propria rivolta.
Ma cosa ha scatenato il malumore dei dipendenti della Gesip, tanto da spingerli ad occupare l’ufficio nevralgico della macchina organizzativa delle elezioni comunali? Il timore che, dopo il 4 maggio, ultimo giorno di ferie forzate, non si possa tornare in servizio e che quindi gli stessi posti di lavoro siano in bilico. Un rischio che, secondo il prefetto e il commissario, non sussisterebbe.
“Nessuno verrà licenziato, il nostro unico obiettivo è sempre stato quello di non far perdere a nessuno il proprio posto di lavoro. E lo abbiamo ottenuto”, ha ripetuto più volte la Latella incontrando ieri pomeriggio presso l’Aula Rostagno una trentina fra dipendenti e sindacalisti che urlavano la loro insofferenza. Un incontro organizzato in fretta e furia dopo che di mattina la tensione era già salita alle stelle: il vertice programmato alle nove con il commissario era infatti saltato mandando su tutte le furie i lavoratori che hanno allora occupato gli uffici di piazza Giulio Cesare. Un atto estremo, a pochi giorni dalla chiamata alle urne, che ha costretto il prefetto a intervenire e a convincere la Latella a dialogare con i dipendenti. E’ così andato in scena un pomeriggio di “passione”, tra piazza Pretoria divenuta teatro del summit e l’Ufficio elettorale occupato da un gruppo di operai Gesip fra urla, spintoni e forze dell’ordine schierate in assetto antisommossa.
Perché in effetti, sebbene l’ordinanza della Protezione civile da dieci milioni di euro sia stata avallata dal governo nazionale, si trova al momento presso la Ragioneria generale in attesa del via libera che dovrebbe arrivare in tempi brevissimi. O almeno così rassicurano prefetto e commissario.
Ma ai lavoratori le rassicurazioni non sono bastate. “Io lavoro al cimitero da trent’anni, con il nuovo contratto dove mi manderanno? Io voglio restare dove sono!”. Al di là dell’approvazione della delibera, si pone infatti anche il problema del riassetto dei servizi e quindi dei dipendenti. In base al nuovo provvedimento, i circa 1.800 dipendenti dovranno essere ricollocati svolgendo servizi di carattere igienico-sanitario, quindi formati ad un nuovo lavoro. Il che significa, per esempio, che la Gesip non potrà più occuparsi del cimitero dei Rotoli o del canile, né della Città dei ragazzi o del trasporto dei disabili o della custodia di scuole e uffici. Infatti, se così non fosse, Palazzo delle Aquile dovrebbe ammettere di non avere i soldi per svolgere servizi essenziali, dichiarando così il dissesto funzionale dell’ente. E dal momento che l’ordinanza è giustificata dal pericolo di un’emergenza sanitaria, i servizi che rimarrebbero in capo all’azienda si limiterebbero al verde e alla pulizia delle spiagge, oltre al trasporto di rifiuti vegetali e a qualche altro servizio affidato dalla Regione ma solo a partire da luglio. Queste le condizioni imprescindibili poste da Roma per stanziare i fondi, così come ha chiarito il prefetto. In poche parole, o così o tutti a casa visto che la Gesip rischiava di restare tagliata fuori dal processo di riorganizzazione dei servizi.
E proprio l’arrivo di Postiglione ha riportato un po’ di serenità, assicurando che Monti ha firmato l’ordinanza e che la Ragioneria generale l’ha già approvata. “Ormai vi conosco uno ad uno – ha urlato bonariamente il prefetto – ma quante volte ve lo devo ripetere? Capisco la vostra agitazione, capisco che siete preoccupati, ma noi abbiamo fatto tutto il possibile considerata la situazione economica in cui si trova il comune di Palermo. Non perderete il vostro posto di lavoro”.
L’azienda, in ogni caso, dovrà essere in qualche modo riqualificata in maniera tale da fornire servizi essenziali conteggiabili nel bilancio comunale. Ma come si potrà approvare la delibera, se prima non si approva il bilancio? Ma come si può approvare il bilancio se il consiglio comunale non si riunisce? Luisa Latella assicura che il modo si troverà, anche se ancora non è chiaro come. Ma il problema riguarda anche la congruità, cioè quanto il comune può pagare il servizio e se ciò basterà a coprire i costi dell’azienda.
In ogni caso, i dipendenti Gesip sono usciti da Palazzo delle Aquile con una certezza e mille dubbi irrisolti, “Sì, è vero, nessuno ha perso il lavoro. Ma non siamo comunque soddisfatti di questo colloquio – afferma il sindacalista Salvo Barone – dal 5 maggio rimarremo senza stipendio. Non sappiamo nemmeno cosa torneremo a fare, ma soprattutto non ci hanno detto quando ritorneremo a lavorare. Ringraziamo però il presidente Lombardo per tutto quello che ha fatto”. “Apprendiamo che alcuni servi essenziali non saranno riaffidati – dice Loris Bompasso della Uiltucs – siamo contrari a questa ipotesi perché siamo specializzati e formati per svolgere queste attività, così come facciamo da anni”.
Il futuro, quindi, resta un’incognita. In attesa del via libera da Roma, che potrebbe arrivare da un momento all’altro, i lavoratori resteranno a casa. E il pericolo adesso è che i momenti di tensione vissuti ieri possano ripetersi nel fine settimana, quando i palermitani saranno chiamati alle urne. Dalla Questura è arrivato un messaggio chiaro: non saranno tollerati più atti estremi, né occupazioni di uffici e palazzi istituzionali, né interferenze con le operazioni elettorali così come invece avvenuto a giugno scorso per il referendum. Altrimenti si userà il pugno duro.
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03 Maggio 2012, 08:00