13 Aprile 2013, 19:50
2 min di lettura
PANTELLERIA (TRAPANI) – Non intendono lasciare l’isola per andare a partorire a Trapani le donne incinte di Pantelleria. E non accettano l’obbligo di trasferimento, imposto dall’Asp, per le partorienti che hanno raggiunto la trentaduesima settimana in seguito alla chiusura del punto nascita dell’ospedale Nagar deciso dallo scorso governo regionale, guidato da Raffaele Lombardo, per tutte le strutture che praticavano meno di 500 parti all’anno. Per ribadire le loro richieste, stamane un gruppo di gestanti si è anche incatenato davanti al nosocomio. Alcune donne hanno anche rifiutato il trasferimento coatto. Come accaduto ad Adela, una romena che il giorno di Pasquetta ha dato alla luce una bambina nell’ospedale dell’isola.
Una situazione di disagio che dovrebbe però avere i giorni contati. “Il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta mi ha assicurato il 29 marzo scorso che il punto nascita di Pantelleria sarebbe rimasto in funzione senza limiti. Ed è quanto stato deciso nella giunta di governo”, dice il commissario straordinario del Comune di Pantelleria, Giuseppe Piazza insediatosi a giugno scorso dopo lo scioglimento dell’amministrazione in seguito all’arresto del sindaco Alberto Di Marzo accusato di corruzione. “Adesso si aspettano tempi tecnici per l’organizzazione del servizio con l’arrivo nell’isola di pediatri e ginecologi – aggiunge Piazza – c’é grande malcontento tra le gestanti che vengono mandate sulla terra ferma anche in elicottero con costi di migliaia di euro per il trasporto e lasciate al loro destino”.
Le isolane adesso stanno facendo anche una colletta per organizzare a Palermo una manifestazione contro la chiusura del punto nascita, in attesa che il ministero della Salute decida se riaprire appunto 7 dei 28 reparti di maternità, tra i quali Pantelleria, chiusi in Sicilia, come proposto dal governo Crocetta. Oltre al disagio del trasferimento, le donne denunciano le eccessivi spese a cui devono sobbarcarsi per trascorrere l’ultimo periodo di gravidanza lontane da casa, accompagnate dai mariti. Costrette anche a perdere giornate di lavoro. Il costo della “trasferta”, comprese le spese di viaggio, é stimato in almeno 1.500 euro per ogni partoriente. Chi rimane nell’isola in attesa del parto non può avere però assistenza ginecologica con esami specifici come tracciati, ecografie.
Perché i medici dell’isola in caso di gravidanza avanzata sono obbligati a far rispettare la circolare di trasferimento fuori dall’isola. E c’é chi lamenta: “Non me ne voglio andare. Non posso. Ho mia madre gravemente ammalata, mio marito non lavora e ho un bambino di un anno e mezzo che ha bisogno di me. Cosa dovrei fare? Mollare tutto e trasferirmi a Trapani in attesa del parto? E come faccio, con quali soldi, e chi ci bada a casa mia, a mia madre, a mio figlio? La mia bambina può benissimo nascere a Pantelleria. Qui l’ospedale funziona perfettamente”. Anche perché “se una donna si presenta in stato di emergenza al pronto soccorso, con le doglie in atto e un parto imminente, – sottolinea Piazza – la struttura chiamerà certamente l’elisoccorso ma non può certo rifiutarsi di assisterla”.
Pubblicato il
13 Aprile 2013, 19:50