28 Maggio 2019, 18:00
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PALERMO – La super loggia massonica non esiste, ma la politica clientelare sì. Il Tribunale del Riesame di Palermo da una parte piccona, ancora una volta, l’inchiesta trapanese, ma dall’altra traccia uno spaccato desolante della gestione della cosa pubblica.
Depositate le motivazioni con cui il collegio di Palermo, presieduto da Lorenzo Iannelli, ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante, uno dei 27 indagati dell’inchiesta della Procura di Trapani in cui venne arrestato, tra gli altri, l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto. A Lo Sciuto veniva contestato di avere organizzato una loggia segreta capace di condizionare la vita pubblica. Dalle nomine negli assessorati e negli uffici pubblici – ad esempio Asp di Trapani, Ipab Infranca e parco archeologico di Castelvetrano – fino alla concessione di false pensioni di invalidità da parte dell’Inps.
Secondo il Riesame “non emergono condotte di interferenza organizzate e pianificate dal sodalizio” e non è provata l’esistenza di “un comune progetto associativo, atteso che le decisioni assunte da Lo Sciuto erano funzionali a soddisfare il suo esclusivo interesse ad ampliare il suo pacchetto di voti”. Sponsorizzare la nomina di qualcuno è una cosa, condizionarne l’operato attraverso il potere di una setta segreta è altra. Solo in quest’ultimo caso, quando si lavora per “sovvertire le istituzioni”, si sfocia nel penale.
Il quadro politico che viene fuori dalle parole che il giudice utilizza per evidenziare la carenza dimostrativa dell’accusa, però, è sconfortante. Si parla di “deprecabile politica clientelare finalizzata a soddisfare l’interesse di Lo Sciuto ad aumentare il suo consenso elettorale”. Di “pressioni lobbistiche e spartizione deprecabile degli incarichi”, frutto di “accordi politici – in un caso – con Turano e Micciché, soggetti pacificamente estranei al sodalizio”.
Il sodalizio a cui si fa riferimento è la massoneria a cui Lo Sciuto ed altri erano iscritti. Iscrizione che ad un certo punto, viste le pressioni mediatiche, sarebbe diventato un elemento negativo. Meglio “uscire dalla massoneria per evitare rischi, pur rinunciando ai voti che la massoneria poteva garantire”. Ecco perché, secondo il Riesame, “non emergono due realtà, una palese e l’altra occulta” che condizionava l’operato di chi era stato scelto per meri accordi politici che, seppure deprecabili, non costituiscono reato.
“I candidati da appoggiare” secondo il Riesame venivano individuati “non tra gli esponenti di tale gruppo segreto ma tra coloro che, dando la disponibilità alla propria candidatura, avrebbero garantito voti al partito”.
A discolpa di Errante, difeso dagli avvocati Roberto Tricoli e Luigi Miceli, i primi a sollevare assieme a a Massiliano Miceli anche il tema dell’incompetenza territoriale del Gip di Trapani, inoltre il collegio ricorda l’intercettazione in cui Errante veniva definito uno con cui “non si può fare né politica né affari. Non si può fare niente”. Ad un cero punto, infatti, Lo Sciuto pensò di fare venire meno il suo appoggio politico.
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28 Maggio 2019, 18:00