06 Gennaio 2011, 06:17
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”Gesù perdona loro perché non sanno quello che dicono”. E’ la frase simil-evangelica usata dal presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo, che ha così risposto ai ministri Fitto e Brunetta, intervenuti pesantemente nella polemica sulla querelle dei precari siciliani degli ultimi giorni. Appresso, il governatore: ”Dopo lo scandaloso servizio del Tg 1, mi aspetto quantomeno una intervista riparatrice, un confronto per spiegare loro, con assoluta chiarezza, che non abbiamo fatto alcuna assunzione. Sono stati avviati percorsi per stabilizzare lavoratori, persone ingaggiate, in alcuni casi, addirittura vent’anni fa, sottraendole così al ricatto della mala politica che concedeva loro, di anno in anno, una proroga in cambio del consenso. Sarebbe oggi impossibile oltre che ingiusto, licenziarli, ma va anche chiarito che la loro attività non peserà sull’amministrazione un euro in più rispetto a quanto era costata fino ad oggi”.
Così così, presidente. Non si chiedono interviste “riparatrici”, nemmeno a Minzolini. Apprezziamo per una volta la sua modestia: si è rivolto misticamente al Padre e non al Figlio, un tempo la sua formidabile sicumera le avrebbe suggerito un abboccamento diretto almeno con lo Spirito Santo. Che stia cambiando pure lei? Su una cosa, però, Lombardo non ha torto. Su questa sporca faccenda dei precari la politica ha mangiato a quattro ganasce. Gli onorevoli – pure i più puri tra i puri, ammesso che esistano – hanno costruito carriere, sfruttando la disperazione della gente. il problema del precariato non l’ha creato Raffaele Lombardo. Lui ha cercato, in generale, una soluzione. Una via d’uscita, ovviamente discutibile. Ma non si capisce un certo fruscio indignato di vesti stracciate.
E un’altra faccenda, presidente. Se uno come Nino Papania indossa i panni del fustigatore di costumi politici, bè, dobbiamo offrirle la nostra solidarietà senza se e senza ma. E’ il minimo sindacale.
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06 Gennaio 2011, 06:17