18 Aprile 2009, 17:10
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Il ghiacciolo all’arancia, “u sapuri ri gol”, come recita l’azzeccatissima espressione coniata dal duo Alamia e Sperandeo in uno storico inno del Palermo, è divenuto ormai il fedele compagno di viaggio del tifoso rosanero.
Quella dolce tavoletta di ghiaccio colorato ha saputo dare un senso a tante anonime domeniche di serie C; sottolineato l’entusiasmo per gol strepitosi come il delizioso pallonetto di Lamberto Zauli in un Palermo-Napoli di alcuni anni fa; addolcito le bocche dopo gli insulti a Caracciolo; reso meno amare sconfitte casalinghe come quella patita alcune settimane fa nel derby.
Il polaretto arancione ci ha presi e accompagnati per mano, pardon per lingua, la sera della promozione in serie A, sugellando poi con il tipico sapore di Sicilia i successi ottenuti dai rosa su squadre come Milan e Juventus. Grazie a lui lo stadio è un universo a parte. Senza tempo. Senza clima e senza stagione. E’ il “magico” ghiacciolo all’arancia, infatti, l’unico in grado di regalare scampoli d’estate in pieno inverno, e rinfrescare i palati nelle torride domeniche di giugno. Quel bastoncino di legno dimenticato tra le labbra a metà del secondo tempo, tormentato da morsetti nervosi per un’azione sfumata o un rigore negato è, insieme a sciarpa, berretto e bandierone, il simbolo di un tifo che attraversa trasversalmente i gusti del pubblico palermitano.
Insomma, la storia del Palermo, forse, è anche un po’ la storia del ghiacciolo all’arancia, e poco importa se con l’equivalente in lire di quanto ne costa uno oggi (un euro), dieci anni fa se ne potevano acquistare per tutta la famiglia, “u sapuri ri gol” è un investimento che il tifoso rosanero farà sempre ben volentieri.
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18 Aprile 2009, 17:10