Cimò, condanna per la colf |Un anno per favoreggiamento

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13 Luglio 2015, 16:23

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CATANIA – Una delle pagine del giallo sulla scomparsa di Mariella Cimò si chiude. Almeno dal punto di vista giudiziario. Arriva la condanna a un anno (pena sospesa) per Giuseppina Grasso, la domestica era accusata di favoreggiamento nell’omicidio della moglie di Salvatore Di Grazia, imputato in un processo parallelo davanti alla Corte d’Assise. Il giudice Santino Mirabella della Terza Sezione penale del Tribunale di Catania ha accolto dunque la tesi del pm Angelo Busacca (che aveva chiesto una condanna a un anno) secondo cui la domestica avrebbe in qualche modo aiutato Di Grazia a eludere la fase iniziale delle indagini inerenti la scomparsa nel 2011 di Mariella Cimò.

Pina Grasso, difesa dall’avvocato Umberto Terranova, avrebbe avuto una relazione extraconiugale con l’imputato: un’ipotesi che poteva essere valutata come una “scriminante alla condotta di Pina Grasso, che avrebbe agito per la necessità di salvare se stessa e i suoi familiari da un danno all’onore”. Questo orientamento, ma bisognerà leggere le motivazioni della sentenza per avere un quadro completo, non sembra essere stato contemplato dal giudice Mirabella visto l’esito del verdetto. Una condanna inoltre importante perchè sancisce il presupposto del favoreggiamento alla condotta di un reato che certo non può essere l’allontanamento volontario della Cimò.

Il 23 luglio intanto si svolgerà la prossima udienza davanti alla Corte d’Assise del processo principale per omicidio. Si dovrebbe procedere all’esame degli ultimi testi citati dal difensore di Salvatore Di Grazia, l’avvocato Giuseppe Rapisarda. Se così fosse a quel punto il collegio giudicante potrà fissare le varie date utili per le discussioni dell’accusa, delle parti civili e della difesa. Per la sentenza, però, bisognerà attendere ancora diversi mesi.

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13 Luglio 2015, 16:23

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