22 Gennaio 2013, 07:15
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PALERMO – “Grande Sud? Forse basterà cambiare l’etichetta”. Così, qualche giorno fa, Riccardo Savona descriveva i possibili scenari di Sala d’Ercole, dopo la fuoriuscita sua, di Michele Cimino ed Edy Tamajo dal gruppo dei miccicheiani. “L’Mpa nuovamente vicino al centrodestra? Credo che sia uno scenario assolutamente credibile”. Queste, le parole di Raffaele Lombardo, a corollario del suo annuncio di tornare in campo, candidato per il Senato.
Insomma, ancor prima dell’elezione di un nuovo governo nazionale, di un nuovo Parlamento dalle maggioranze “differenziate” a causa di una legge che non piace a nessuno ma che nessuno vuole cambiare, i primi effetti delle elezioni politiche sono rintracciabili già a Palazzo dei Normanni. Dove accadono, in sintesi, due fatti chiari: Rosario Crocetta estende la propria maggioranza. Anzi, sarebbe meglio dire che il suo governo, per la prima volta, potrà contare più o meno ufficialmente su un numero di deputati superiori alla metà del Parlamento: 46, per l’esattezza. Ma l’altro fatto, meno “solido” di quello numerico, è la scomparsa di quella terra di mezzo costituita dai gruppi autonomisti e meridionalisti, che avevano difeso, fino a pochi giorni fa la propria natura da “terzo polo”, e la coagulazione, in realtà, di due poli finalmente contrapposti (escluso il ruolo dei grillini, che guardano con simpatia a Crocetta, ma si guardano bene da palesare questo sostegno).
Insomma, è in corso una danza, all’Ars, scandita dai tempi battuti dalla campagna elettorale per Montecitorio. Un balletto che riavvicina il Partito dei siciliani e Grande Sud, ai più cari “nemici” del Pdl e del Cantiere popolare. E pazienza se qualcuno parlerà di “gattopardismo”: la “nuova minoranza”, almeno in apparenza, ha le forme e i colori (se si esclude l’Udc) di quella coalizione che sostenne, esattamente cinque anni fa, l’elezione a presidente di Raffaele Lombardo. Ed è quasi un finale a sorpresa ampiamente atteso, quello che vede proprio l’ex governatore “chiudere il cerchio”. Comporre la frattura.
Ma quella ricomposizione, come detto, è solo di facciata. Perché al di sotto delle sigle e dei frontman (sempre loro: Lombardo, Romano, Micciché, Alfano-Schifani), cambia tutto. E per rendersi conto del piccolo terremoto, basta ricordare un dato. La prima giunta del governo Lombardo, quella completamente di centrodestra, annoverava, tra gli assessori, Michele Cimino al Bilancio, Pippo Gianni all’Industria e Titti Bufardeci alla Cooperazione. Ecco, i tre in questi giorni, hanno annunciato, di fatto, il proprio passaggio a liste moderate comprese, comunque, nell’orizzonte del centrosinistra. Anzi. Pippo Gianni (che transita nel Centro democratico di Tabacci) e Michele Cimino andranno quasi certamente a rimpolpare la pattuglia di deputati dell’Ars a sostegno di Crocetta. Con loro, come detto, Riccardo Savona, ma anche Edy Tamajo che ha addirittura aderito al Megafono. A questi potrebbe aggiungersi l’altra miccicheiana “scontenta”, Luisa Lantieri.
Così, la maggioranza che, da domani, sosterrà il governo Crocetta, quello della “discontinuità” col passato, finirà per poggiare anche sull’appoggio di esponenti di spicco di quel passato. Il passato che fa capo a Lombardo, certo, ma anche al predecessore Totò Cuffaro, che benedì, per poi “rompere” successivamente, l’investitura del politico di Grammichele e la nascita di quel governo.
E rieccoci quindi alla frase di Savona: “Forse basterà cambiare l’etichetta” diceva qualche giorno fa. Per ribadire oggi a Live Sicilia l’imminente nascita, all’Ars, di un gruppo di moderati a sostegno di Crocetta: “Sarà composto da almeno sei-sette deputati”. Così, oltre a Savona e Gianni, probabile anche l’approdo proprio di Cimino e Lantieri. Un riposizionamento che potrebbe preludere anche a un successivo rimpasto al governo.
Intanto, oltre alle collocazioni tra gli scranni di Sala d’Ercole, le Politiche potrebbero finire per portare anche qualche volto nuovo all’Ars. Tre deputati regionali, infatti, ricoprono posizioni che potrebbero consentire una loro elezione al parlamento nazionale. Si tratta di Toto Cordaro, innanzitutto, capolista al Senato, di Paolo Ruggirello, secondo nella lista del Mir dietro a Giampiero Samorì (e quindi, di fatto, capolista anche lui) alla Camera e Salvino Caputo dietro solo al fondatore del partito Crosetto, nella lista di Fratelli d’Italia per il Senato. Per il Cantiere popolare, “freme” Marianna Caronia. È lei, infatti, la prima dei non eletti a Palermo. E nel caso di elezione di Cordaro, sarebbe lei a tornare all’Ars. E alle spalle di Cordaro, nella lista del Senato, ecco un altro deputato regionale: Roberto Clemente. Anche lui eletto a Palermo. I due, però, potrebbero anche decidere di optare per il parlamento siciliano. In quel caso, ecco pronti Rudy Maira e Innocenzo Leontini. In caso di elezione di Paolo Ruggirello, invece, candidato con la lista “Nello Musumeci Presidente” alla Regionali, approderebbe all’Ars il primo dei non eletti a Trapani: si tratta del trentenne ericino Francesco Salone (2.219 preferenze per lui). Se invece Caputo approdasse al Senato, porte aperte all’Ars per il consigliere comunale Giuseppe Milazzo. Ma questi fatti si realizzeranno, semmai, solo dopo il voto.
Le elezioni politiche, però, hanno già prodotto i primi effetti. Consegnando una maggioranza nuova e più forte al governo Crocetta. Fatta di volti che hanno segnato un passato rispetto al quale il governatore ha sempre preso le distanze. E che potrebbero finire per creare qualche “mal di pancia alla base”. Nonostante il passato, insegnano persino le vecchie canzoni, sia fatto proprio per essere “scordato”.
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22 Gennaio 2013, 07:15