18 Novembre 2016, 12:29
2 min di lettura
PALERMO – Giuseppe Gibilisco si è ormai definitivamente appassionato al curling, al punto da voler diventare un elemento fondamentale della Nazionale. Intervistato dai colleghi di Sportface, l’atleta siracusano ha ammesso di aver voltato pagina, volendo provare con forza questa nuova avventura: “La passione per il curling è iniziata circa un paio di mesi, tre mesi fa. Esattamente quando ho incontrato il direttore sportivo del bob, che è un mio amico. Ci siamo ritrovati a scambiare delle idee, a parlare di aspetti della preparazione per quanto riguarda l’atletica e il bob e poi ci siamo ritrovati lì, a Cesana Torinese, a fare le prime prove. Amore fin da subito in un certo senso. Io sono sempre stato un amante della montagna. Poi, sinceramente, per me lo sport è una ragione di vita: da questo punto di vista, che sia invernale o estivo cambia poco. Da siciliano posso dirti che mi piace tanto sciare, la montagna sa darmi la giusta adrenalina”.
E Gibilisco sembra avere le idee davvero chiare, quando gli viene chiesto quali possono essere gli obiettivi per le prossime stagioni da giocatore di curling: “L’obiettivo è senza dubbio l’Olimpiade di Pyeongchang del 2018, in Corea, ma ci saranno tante tappe di avvicinamento. Vogliamo fare bene fin da subito, stiamo lavorando per questo. Io quando decido di fare qualcosa non lo faccio solamente perché voglio fare qualcosa di diverso, ma perché voglio raggiungere traguardi importanti. Essere competitivo è un po’ nel mio DNA”.
Nel cuore di Gibilisco, ovviamente, ci sono le stagioni da astista. Anni in cui ha fatto sognare l’Italia intera, ma anche anni in cui ha sofferto. Il siracusano ha rivissuto i momenti più o meno buoni della sua lunga carriera in pedana: “Il momento migliore è stato proprio l’inizio della mia carriera: io ho un gran bel ricordo del mio primo allenatore, mio maestro di vita e mentore, il signor Lentini. Erano i primissimi anni della mia carriera, gli anni da adolescente a Siracusa: ho dei ricordi bellissimi legati a questo periodo. Il momento peggiore? Probabilmente quando non ho raggiunto gli obiettivi che mi ero preposto, ad esempio quando ho deciso di smettere di saltare: nel 2014 stavo andando molto forte e quindici giorni prima dell’Europeo mi infortunai a mi ritrovai a disputare la competizione in condizioni non ottimali. Tanto rammarico: avevo fatto i 5.70, ma ero pronto per saltare ancora più in alto. Il risultato più importante? Il bronzo olimpico ad Atene 2004: anche in quel caso venivo da un infortunio importante, peraltro ero infortunato anche durante l’Olimpiade e mi sono ritrovato ad aggrapparmi alla medaglia di bronzo, che per me vale davvero tanto”.
Pubblicato il
18 Novembre 2016, 12:29