08 Maggio 2016, 17:56
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Riceviamo e pubblichiamo integralmente la riflessione del segretario regionale del sindacato dei medici Cimo, Riccardo Spampinato, sull’apertura del reparto di ginecologia oncologica all’ospedale Civico di Palermo.
Sanità senza regole
Siamo alle solite in Sicilia, la Sanità diventa terreno di conquista per chi la spara prima e più grossa, chi mostra i muscoli per primo. Senza regole, senza controllo, senza confronto istituzionale, sordi a qualunque indicazione contraria, ognuno fa come crede, come meglio gli aggrada, nessuna programmazione congiunta, nessuna remora anche di fronte a decisioni certamente illegittime. Così all’Arnas Civico di Palermo il Direttore Generale invia una nota il 20 Aprile all’Assessorato e detta le sue regole e i suoi tempi di scadenza, sa bene che solo per arrivare dal protocollo al terzo piano impiegherà 15 giorni, così fissa per il 26 l’ultimativa risposta alla sua proposta di riorganizzazione delle attività assistenziali, in mancanza di un intervento in senso negativo si da per scontato che si possa fare di tutto e di più.
Insomma è lui che decide tempi modi e procedure, tanto chi deve controllare è in tutt’altre faccende affaccendato. Così in barba alla nota assessoriale che disapplica le indicazioni del D.A. 46 sulla rete ospedaliera, motivo per il quale ogni D.G. deve essere autorizzato dall’Assessorato prima di istituire nuovi reparti ospedalieri, infischiandosene del fatto che entro il dicembre 2017 si dovrà applicare anche in Sicilia la Legge 70, decreto Balduzzi,che nello specifico non prevede Unità Operative Complesse di Ginecologia Oncologica, Lui che fa? Fiato alle trombe e rulli di tamburo inaugura il reparto, nomina il Direttore, convenzionandosi con l’università, comunica al popolo che salveremo la patria e la vita e però peccato che non ci dica dove prende le risorse per il personale, quale personale verrà assunto o mobilitato e comandato.
Non ci spiega come mai la stessa ginecologia oncologica fu chiusa anni or sono, come farà a mantenere aperta una U.O.C. non prevista per legge, la trasformeremo in altra ginecologia ed ostetricia, impossibile ce ne già una al Civico e i doppioni vanno chiusi non creati. Intanto nel medesimo Atto Aziendale inserisce altre U.O.C. e Semplici impreviste ed imprevedibili per certi aspetti. E allora i Sindacati non possono che intervenire pesantemente, con una nota formale all’Assessore che stigmatizzi la illegittimità di quest’Atto. La CIMO e l’ANAAO hanno impugnato al Tar l’intero atto aziendale. Mi preme sottolineare che tale comportamento, sordo a qualunque forma di confronto e alle tante note messe a verbale dai Sindacati, mai prese in considerazione,ha anche altri aspetti di gravità assoluta:
1) Espone l’ARNAS Civico al blocco dell’Atto Aziendale e pertanto ad ogni attività di riorganizzazione seria e all’immissione in ruolo di personale necessario al mantenimento dell’esistente.
2) Espone un valido ed indiscutibile Professionista nominato Direttore all’alea di vedersi prima messo in difficoltà per operare al meglio e poi ,ancor peggio,ad essere destituito per legge. Un’occasione mancata di coinvolgere le migliori professionalità nei modi più appropriati e in una logica di corretta programmazione, con il rischio concreto di perdere anche questa opportunità.
3) Illude quelle Cittadine della Sicilia Occidentale, che ad oggi non trovano sufficienti risposte alle proprie esigenze di salute come pare dai dati di emigrazione sanitaria per patologie oncoginecologiche, costringendole ai viaggi della speranza al nord, (poi chissà perché vadano così lontano se poi in Sicilia orientale esistono centri altrettanto validi e di livello?), che ore finalmente c’è sia il posto giusto che il reparto adeguato. Salvo poi a vedersi sfilare sotto il naso tale illusione da una legge già in vigore nelle altre regioni d’Italia. La beffa più atroce per chi ha un reale bisogno.
Ma la parola “Programmazione” è stata mai coniata nel vocabolario di questa Regione. Pensa forse, questa Regione di essere fuori dalle Regole Nazionali o solo si scarica su chi verrà dopo la responsabilità di chiudere? Ma non ci sono bastati gli errori del passato? Possibile che ogni Diretto Generale sia come un Vicerè, che in assenza del lontano imperatore che “in tutt’altre faccende affaccendato”, disponeva del potere giurisdizionale sulla propria contea,alla faccia delle Regole dello Stato. Per questo la CIMO insieme ad altri sindacati è scesa in campo a difesa dei cittadini utenti, dei medici e di tanti validi professionisti che alla fine della vicenda, come sempre, verranno indicati come responsabili di una Risposta Mancata.
Riccardo Spampinato
Pubblicato il
08 Maggio 2016, 17:56