31 Ottobre 2014, 07:38
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PALERMO – Dopo la condanna subita a Roma, nuova grana giudiziaria per Gioacchino Genchi. Nella Capitale è stata ritenuto colpevole di avere acquisito tabulati telefonici di parlamentari senza l’autorizzazione delle Camere, in Sicilia dovrà difendersi per avere detenuto l’archivio informatico finito sotto sequestro nel giugno dell’anno scorso.
Il funzionario di Polizia, oggi avvocato, uno dei più gettonati consulenti delle procure di mezza Italia è stato rinviato a giudizio per abuso d’ufficio e detenzione di materiale informatico attinente alla violazione della privacy. La decisione è del giudice per l’udienza preliminare Maria Pino che ha accolto la richiesta dei pubblici ministeri Claudia Ferrari e Gaetano Guardì. Il processo inizierà il 2 febbraio prossimo.
Nel suo archivio informatico ci sono anche quei dati che gli sono costati la condanna a un anno e tre mesi, a Roma, nel processo Why Not, assieme al sindaco di Napoli ed ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris.
Secondo i magistrati palermitani, Genchi avrebbe dovuto restituire il materiale alla Procura calabrese che si era avvalsa della sua consulenza. Ed, invece, avrebbe finito per ingrossare il mega archivio del consulente. Un archivio servito al poliziotto per scrivere il libro “Il caso Genchi” da cui è scaturita l’indagine che gli ora è costata ora il rinvio a giudizio. Nel volume, infatti, c’erano dei dati personali del magistrato calabrese Alberto Cisterna, parte civile nel processo che si aprirà a febbraio con l’assistenza dell’avvocato Monica Genovese.
L’imputato, assistito dagli avvocati Fabio Repici e Massimo Motisi, ha sempre sostenuto la legittimità del mantenimento dei dati, sia perché fornivano uno strumento investigativo insostituibile utile per incrociare dati in tempo reale, sia perché le procure che si erano avvalse delle preziose consulenze di Genchi non avevano mai chiesto la restituzione dei dati.
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31 Ottobre 2014, 07:38