19 Ottobre 2010, 12:45
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“E’ un gruppo che addestra i suoi militanti”. Così Mauro La Mantia, esponente del movimento Giovane Italia, ha illustrato l’attività dell’ “Antifà Fight Club”.
Il dossier presentato dai ragazzi di destra contiene alcune foto: “Abbiamo trovato queste fotografie su internet” racconta La Mantia. “Da circa due anni – continua – i ragazzi universitari hanno creato all’interno di questo centro sociale (Anomalia) una palestra dal nome ‘Antifà Fight Club’. Lo sapevamo anche dalle locandine che spuntano davanti alle facoltà”.
“Adesso abbiamo trovato le prove” racconta il giovane militante, che parla di “addestramento per finalità pratiche”. E nel comunicato stampa di Giovane Italia e Azione Universitaria, la spiegazione è chiara: “L’antifascismo militante si traduce nell’aggressione fisica dei militanti di destra”.
Le foto del dossier mostrano gli attrezzi con cui i ragazzi del centro sociale si allenano: sacchi, bilancieri, ciclette. Alcuni giovani che praticano la cosiddetta “Street Fighting” il combattimento da strada: “E’ riconosciuta dal ’94 come arte marziale: sempre più diffusa negli eserciti e forze di polizia, si rifà allo scontro fisico in piazza” sottolinea Mauro La Mantia.
“Noi non abbiamo nulla in contrario con chi esercita le arti marziali, una pratica nobile”, dice ancora La Mantia, che spiega come all’interno dei locali dell’ex Consorzio di Agraria, in via Archirafi, si faccia qualcosa di più: “Il problema – dice – è politico. E’ ritornato il clima d’odio”. Fight Club è il titolo del famoso film di David Fincher, e il nome di un circolo segreto i cui appartenenti si sfidano in violenti combattimenti corpo a corpo. E ancora: nel dossier, vengono anche raffigurati alcuni murales all’interno della palestra: uomini incapucciati con in fronte la scritta “ACAB”, acronimo inglese che offende le forze di polizia, e un gruppo di persone dal volto coperto che portano lo striscione “Banditi che creano conflitti, conflitti che creano banditi”. Sullo sfondo mazze sollevate in aria.
“Non è vero che c’è una tensione nelle superiori – precisa La Mantia. La tensione viene solo dall’università”. Denunciano come i militanti di sinistra non avrebbero permesso il loro ingresso all’interno di facoltà come Lettere, con striscioni che recitano: “I fascisti a Lettere non entrano”. E poi il militante di Giovane Italia si rifà all’esperienza dell’Umberto I: “Io Ruggero Mascazzina (uno degli universitari arrestati sabato 9 ottobre) l’ho conosciuto qualche mese. Mi è sembrato un ragazzo con cui si poteva parlare. Perchè si è ritrovato in una manifestazione dove c’erano delle mazze nascoste dalle bandiere arrotolate? Probabilmente questi ragazzi hanno dei cattivi maestri, che si ritrovano a fare resistenza a pubblico ufficiale. Li fanno diventare dei mostri”.
In fondo alla sala, nella sede di Giovane Italia, di via Paternostro, 43, spunta un murales: c’è raffigurato un uomo incappucciato, con un mitra in mano. Sullo sfondo la linea che disegna i confini dell’Irlanda del Nord, e una scritta I.R.A.: Siamo sempre stati per il riconoscimento delle lotte per l’indipendenza nazionale, spiega La Mantia, facendo anche riferimento alle lotte in Palestina.”L’esercito volontario – continua – era a difesa dei ghetti cattolici e noi siamo sempre dalla parte dei più deboli”. Alla destra del militante incappucciato è disegnata anche una croce celtica: “La trovi anche a S. Francesco. É un simbolo – conclude – che molti cattolici portano al collo”. Il murales non si può fotografare: “Ma che sei venuta a farci il processo?”.
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19 Ottobre 2010, 12:45