16 Settembre 2019, 19:52
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PALERMO – “È in corso una deriva della medicina specialistica ospedaliera, soprattutto quella pubblica, verso la ‘medicina di famiglia’, o peggio ancora verso un caporalato più o meno mascherato sotto le mentite spoglie di una ‘libera professione’ che di libero ha solo arbitrarie e quindi inaccettabili modalità di reclutamento del personale”. Anche l’Aaroi-Emac, il sindacato degli anestesisti e rianimatori, interviene nel dibattito sulla possibilità che i medici non specializzati, né specializzandi, vadano a lavorare nei pronto soccorso. Con una lettera aperta del presidente nazionale Alessandro Vergallo agli assessori alla Sanità, ai presidenti di Regione al ministro ala Sanità Roberto Speranza, il sindacato critica le iniziative che più regioni starebbero portando avanti.
Il tema è quello di sopperire alle carenze di personale dei pronto soccorso e l’ultimo caso di cronaca è proprio quello che riguarda la Sicilia. L’iniziativa regionale prevede la realizzazione di un corso di formazione presso il Cefpas e poi due anni di lavoro a tempo determinato nelle corsie. “Restando nell’ambito dei pronto soccorso – annota la lettera di Vergallo -, iniziative più o meno simili a quella siciliana ci risultano essere in corso (oltre che essere già state adottate nel passato anche recente) in diverse altre Regioni, le quali addirittura, ancor peggio, pare intendano reclutare, o abbiano già reclutato, per il medesimo servizio, colleghi sempre non specialisti, ma come “liberi professionisti” a partita Iva, o peggio del peggio, forniti da sedicenti Cooperative”.
L’Aaroi – Emac avanza però un proposta per fare fronte alla carenza di medici e cioè: “riconsiderare con la massima urgenza una riorganizzazione della formazione specialistica dei medici ospedalieri finalizzata ad impiegare lavorativamente i medici in formazione degli ultimi due anni per poter ripristinare il servizio svolto dai Pronto soccorso ai livelli che esso merita.” Insomma gli ospedali dovrebbero proporre in contratto a tutti gli specializzandi in “Medicina d’Emergenza-Urgenza” ma anche a tutti gli specializzandi nelle discipline equipollenti e affini alla medicina d’urgenza.
“Deve esser comunque chiaro a tutti – prosegue la nota – che ci facciamo fautori di questa soluzione senza alcun entusiasmo, dato che per noi affidare la gestione dei pazienti a colleghi senza l’avvenuta specializzazione resta comunque una modalità emergenziale di affrontare un problema che avrebbe meritato, nella programmazione dei fabbisogni di medici ospedalieri da parte dei decisori anche politici che fino a ieri l’hanno ignorato, minor miopia”.
Una tale proposta viene descritta come assunta “obtorto collo” dovendo “prendere atto – così spiega il presidente dell’Aaroi-Emac Alessandro Vergallo – dell’impossibilità di formare, almeno nel breve periodo, un adeguato numero di specialisti”.”Appare evidente – conclude – che per quanto in attesa di completare il loro percorso, i medici in formazione con alle spalle 3 anni di scuola di specializzazione, siano molto più formati rispetto a neolaureati immessi in un “corso” di pochi mesi, di cui nulla si sa quanto a modalità, contenuti, docenti, certificazioni di qualità”.
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16 Settembre 2019, 19:52