La “capa” di Catenanuova | “Uccido me e mio figlio”

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12 Maggio 2015, 17:35

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CATANIA – Non voleva che il padre di suo figlio diventasse collaboratore di giustizia, se così fosse accaduto l’avrebbe fatta finita e si sarebbe portata “appreso” il ragazzino. Un’intercettazione a Giovanna Salvo, fermata oggi nel blitz Lock Out, di qualche giorno fa ha reso incandescenti le sedie degli investigatori e dei magistrati della Dda di Caltanissetta che hanno deciso di far scattare l’operazione.  Il figlio di Filippo Passalacqua, diventato da poco collaboratore di giustizia e sotto processo per la Strage di Catenanuova, era in pericolo di vita e andava assolutamente impedita una possibile ritorsione. Una minaccia che poteva trasformarsi in vero pericolo, perchè oggi Giovanna Salvo avrebbe saputo della scelta di Passalacqua in quanto avrebbe testimoniato nel processo che vede alla sbarra il fratello Giampiero.

Forte il carisma criminale della donna catanese: Giovanna Maria Salvo, 42 anni, avrebbe avuto un ruolo di vertice nella “famiglia”. Una sorta di “ragioniera” del clan, a lei infatti sarebbero stati consegnati i proventi illeciti delle estorsioni a Catenanuova e dell’ennese. Giovanna, inoltre, avrebbe anche dovuto occuparsi di eventuali rappresaglie contro i familiari dei collaboratori di giustizia. E questa volta il pentito lo aveva in casa. La Dda di Caltanissetta e i carabinieri del comando provinciale di Enna nel corso delle indagini hanno scoperto che c’era il rischio concreto di un’azione contro un minorenne. Le intercettazioni non lasciavano dubbi.

E Passalacqua fa nomi e cognomi anche sull’omicidio di Prospero Leonardi e il ferimento di Angelo Drago. E non lascia scampo nemmeno alla madre di suo figlio. Senza scrupoli la sorella del latitante Massimiliano Salvo. Giovanna sarebbe stata, insieme a Santo Strano, “faccia ri Palermo”, la mandante di quell’agguato. Era lei infatti insieme a Strano a reggere le fila degli affari a Catenanuova.

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12 Maggio 2015, 17:35

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