Giovanni e Francesca | Perché separarli?

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27 Giugno 2015, 20:54

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Il tema l’ha sottolineato con garbo e indirettamente Lucia Borsellino: “Abbiamo deciso di non trasferire la salma di nostro padre nel Pantheon perché non volevo fare questo sgarbo a mia madre, separandoli nella tomba”. Pensando a Paolo, si pensa a Giovanni, la cui spoglie sono state traslate a San Domenico, il celebre ‘Pantheon’ di Palermo. Era proprio necessario allontanare Giovanni Falcone dalla moglie, Francesca Morvillo, che continuerà a riposare nel cimitero di Sant’Orsola?

La questione è stata ripresa nei giorni scorsi da ‘Il Giornale’ con un articolo di Maria Teresa Conti, corredato da un titolo forte che usa la stessa parola di Lucia: “Quello sgarbo alla moglie di Falcone”. “La morte – si legge – li ha colti insieme, come insieme avevano deciso di condividere una vita blindata. Ma adesso Giovanni Falcone e Francesca Morvillo sono stati divisi”. E’ il dito di tutti nella piaga che brucia. Sulla polemica è intervenuta Maria Falcone, sorella del giudice: “La traslazione delle spoglie di mio fratello è un’azione coerente con gli obiettivi della Fondazione, cioè privilegiare la dimensione pubblica del magistrato”.

Si tratta di un terreno accidentato nel miscuglio di sentimenti privatissimi e di quella ‘dimensione pubblica’ richiamata dalla signora Falcone; è giusto, perciò, procedere con delicatezza, ponendo appena due domande. Ed è opportuno, a margine, segnalare che il giudice Alfredo Morvillo, fratello di Francesca, alla cerimonia di San Domenico non c’era. Solo un caso? Oppure un modo per segnalare distanza di pensiero e di sentimenti dalla celebrazione in pompa magna?

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Le domande sono urgenti. Era proprio necessario operare questo censimento post mortem, distinguendo una vittima di mafia da altre vittime di mafia, nella collocazione funebre, quasi che esistesse una graduatoria? Un interrogativo che LiveSicilia aveva già tratteggiato e che torna alla ribalta con la cronaca. Non si rischia di offrire un’immagine gerarchica del sacrificio, una distinzione tra caporalmaggiori e soldati semplici del martirio, tra coloro che hanno diritto alla sepoltura dei nobili e tutti gli altri?

Era proprio necessario, dunque, separare Giovanni Falcone da Francesca Morvillo? Conosciamo l’obiezione. O si sono già ritrovati o non si ritroveranno mai più, nello spazio mistico e felice che immaginiamo per il giorno successivo a una mutilazione. Non staranno meglio insieme solo perché vicini di lapide. Ma c’è anche un altro punto di vista: la convinzione antica di chi ritiene che i sepolcri siano i custodi dell’esistenza passata e che ne raffigurino i legami, in omaggio alla memoria dei morti e dei sopravvissuti. Questo è la tomba: l’ultimo colloquio con ciò che è stato, un cammino ancora fisicamente possibile per ritrovare i nostri cari, per poggiare il fiore del rimpianto.

Chi potrebbe dividere ciò che vita e morte hanno unito? Intanto, a Palermo, ossario delle lacrime e degli inganni, è accaduto. D’ora in poi, i fiori per Giovanni saranno solo di Giovanni. E mai più di Francesca.

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27 Giugno 2015, 20:54

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