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Girgenti Acque, quando l’Ars fermò l’affare da 107 milioni

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24 Giugno 2021, 20:15

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PALERMO- Centosette milioni di euro. A tanto ammonta il finanziamento che Girgenti Acque chiese di ricevere direttamente e senza passare da una gara d’appalto per le reti e gli impianti idrici. È quanto risulta dalla risoluzione n. 5/IV approvata nel marzo del 2018 dalla Commissione Ambiente dell’Ars, guidata da Giusi Savarino. In audizione la società segnalò “di avere attivato più progetti su reti e impianti e di essere in attesa di autorizzazione per iniziare lavori di ristrutturazione sulla rete idrica della provincia di Agrigento, coperti da finanziamenti pubblici per un totale complessivo di 107 milioni che avrebbero permesso di migliorare il servizio”.

“Non solo abbiamo fermato quella richiesta – dice Savarino, parlamentare regionale di Diventerà bellissima – ma, una volta approvata la risoluzione, abbiamo inviato tutti gli atti alla Procura competente. Anticipando anche il prefetto di Agrigento che, insediatosi nel novembre del 2018, poi negò la certificazione antimafia”.

L’atto parlamentare anticipava molti dei punti oggi al centro dell’inchiesta giudiziaria della Procura di Agrigento: dal costo delle tariffe, nettamente superiore alla media nazionale, ai contatori difettosi; dalla mancanza di impianti di depurazione ai dubbi sulla qualità dell’acqua; sino, appunto, alla legittimità dell’affidamento senza bando di quel finanziamento plurimilionario.

La richiesta: “Finanziamenti senza gara d’appalto”

Per la costruzione di reti e impianti che potessero implementare il servizio sull’isola, alla Regione siciliana spettavano finanziamenti regionale ed europei per 400 milioni di euro, 107 milioni di euro solo per la provincia di Agrigento. Stando a quanto contenuto nella risoluzione della IV Commissione Ars, Girgenti Acque avrebbe “riferito che la competenza a svolgere i lavori sulle reti e sugli impianti è della società Girgenti Acque, in virtù della convenzione che gli ha affidato il servizio, senza dover esperire una gara d’appalto ad evidenza pubblica europea, pur essendo un appalto sopra soglia”.

“Le affermazioni fatte e l’atteggiamento della società non ci convinsero”, racconta Savarino. Così, con la risoluzione, la Commissione chiese “di verificare se era giuridicamente legittimo e non contrastante con la normativa regionale, nazionale ed europea, l’affidamento diretto alla società di gestione Girgenti acque S.p.A dei finanziamenti pubblici per reti ed impianti, senza incorrere in una infrazione europea. Ed eventualmente, a vagliare l’opportunità di sospendere l’erogazione dei finanziamenti a favore della società di gestione Girgenti Acque S.p.A nelle more della definizione del giudizio di rescissione del contratto, annunciato dall’ATI di Agrigento”.

“Era in corso una guerra tra Girgenti Acque e l’Assemblea territoriale idrica di Agrigento (Ati), che riunisce tutti i sindaci del territorio e che aveva avviato le pratiche per rescindere dal contratto. Il nostro intervento – prosegue Savarino – aveva lo scopo di aiutare il territorio a liberarsi di un vincolo che purtroppo è ancora esistente e che materialmente grava sulle tasche dei cittadini residenti in quella zona. Che, per altro, non ricevevano nemmeno un servizio dignitoso”.

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I costi e la qualità dell’acqua

Alla Commissione, attraverso i loro rappresentanti, i cittadini fecero arrivare le proprie proteste e le proprie preoccupazioni per “la scarsa qualità dell’acqua”, “a volte visibilmente gialla, altre volte maleodorante, che ha spesso comportato la interruzione dell’erogazione in interi quartieri, da parte dello stesso ente gestore”.

Nel corso delle varie audizioni, la Commissione Ambiente dell’Ars appurò che Girgenti Acque “per prassi consolidata”, chiedeva ai Comuni una generica autorizzazione ad accedere ad alcuni pozzi non consegnati, con l’impegno che, una volta verificata la potabilità, i cittadini di quei comuni potrebbero ricevere un beneficio in termini economici dall’immissione in rete di quelle acque. Da inchieste giornalistiche agli atti della Commissione, sembrerebbe che in taluni casi le acque siano state immesse in rete, senza comunicazione preventiva e senza certezza della qualità”. I dubbi sarebbero poi stati confermati dai rappresentanti dell’Arpa, più volte chiamati dalle forze dell’ordine, a seguito di segnalazioni, a fare controlli sulla qualità delle acque dei pozzi.

“E per questa acqua i cittadini pagavano anche molto di più di qualsiasi altra zona della Sicilia e, addirittura, del territorio nazionale”, spiega Savarino. Emblematico è il caso, citato, dei due comuni limitrofi Montevago e Santa Margherita Belice: “Nel comune di Montevago, che ha ceduto le reti, il costo annuale dell’acqua per famiglia è di circa 600 euro, mentre il Comune limitrofo di Santa Margherita Belice, che non ha ceduto le reti, paga un costo di circa 120 euro annui”, spiega il testo della risoluzione.

“Appurato tutto ciò, tutti gli atti in possesso della Commissione Ars su Girgenti Acque, compresa l’inchiesta giornalistica citata, furono allegati alla risoluzione e spediti in Procura”, ribadisce Savarino. Procura che oggi ha aperto un nuovo filone di inchiesta su Girgenti Acque.

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24 Giugno 2021, 20:15

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