Giulia Adamo e le spese pazze | “Non ho mai deciso da sola”

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18 Ottobre 2017, 12:41

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PALERMO – È stata condannata in appello dalla Corte dei Conti a restituire 65 mila euro, con l’accusa di averli spesi indebitamente da capogruppo all’Ars di Futuro e Libertà per l’Italia. Ma a Giulia Adamo il ruolo di capro espiatorio sta stretto. È pronta a restituire tutto ma “non abbiamo dissipato denaro pubblico”. Respinge tutti gli addebiti e chiama in causa i colleghi di partito ai quali molte di quelle somme, a suo dire, sono state destinate. Stamattina, l’ex parlamentare regionale, insieme all’avvocato Alessandro Dagnino, ha annunciato che ricorrerà in Cassazione.

La linea difensiva di Giulia Adamo sosterrà in Cassazione che il regolamento dei Gruppi parlamentari, all’epoca delle contestazioni, non prevedeva la rendicontazione delle spese e consentiva di destinare i contributi anche a iniziative di natura politica. Quindi a congressi, pranzi di lavoro e attività relazionali. Adesso le spese, in accordo con le nuove norme, sono ammesse solo per attività di natura istituzionale.

Nel dettaglio, quelle che sono state denominate “le spese pazze all’Ars” fanno riferimento soprattutto ai 53.790 euro erogati a singoli deputati, ma rientrano anche 1.650 euro spesi per ristorazione, 1.990 euro per regali, 7.430 euro spesi alla buvette dell’Ars e 694,80 euro per necrologi.

A destare maggiore scalpore sono stati tre episodi: tre bottiglie di vino del valore di 300 euro regalate al leader siciliano di Forza Italia Gianfranco Micciché; una borsa Louis Vuitton di 400 euro donata a una signora vicina al partito, che avrebbe messo a disposizione il suo palazzo storico per un convegno; e un un boccale d’argento da 1.690 euro, acquistato come regalo di nozze per il figlio del deputato catanese Nino Strano.

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“Non erano scelte mie, ma del gruppo. Tre errori in cinque anni. Sono pronta a restituire ogni singolo euro – annuncia Adamo – ma la mia credibilità di politico impegnata a servizio del mio territorio non può essere messa in dubbio. Nessuno vuole difendere la possibilità di spendere il denaro pubblico con leggerezza”.

L’ex capogruppo di Fli, insomma, non ci sta a pagare per tutti: “Ogni deputato ha firmato una ricevuta, con cui diceva di aver speso i soldi per attività sul territorio. Io non ho mai presentato una richiesta di rimborso. Ho rinunciato anche al 10% di indennità di funzione, lasciandolo al gruppo parlamentare. Dove sono ora i deputati, i segretari e i leader di partito? Non sono forse corresponsabili?”.

A giorni la Corte dei Conti si pronuncerà anche su un altro procedimento che vede Adamo accusata di aver prodotto un danno erariale di 157.011 euro, quando era presidente del gruppo parlamentare dell’Udc, dal 3 novembre 2010 al 24 agosto 2012. “All’epoca il gruppo decise di utilizzare questi fondi per rilanciare il partito, aprendolo anche al mondo laico dopo la fuoriuscita di leader storici come Cuffaro e Romano. Oggi vengo chiamata a rispondere di quelle uscite, ma possono i leader del partito non assumersi la responsabilità politica di queste spese?”.

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18 Ottobre 2017, 12:41

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