13 Giugno 2011, 17:08
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Resta ancora senza risposta il giallo su Salvatore Giuliano. Dai reperti certamente attribuibili al bandito, analizzati su disposizione della Procura di Palermo dai medici legali incaricati di accertare se quello sepolto sia il corpo del”re di Montelepre”, non è possibile estrarre il dna utile a una comparazione col profilo genetico del cadavere riesumato nei mesi scorsi. Un nuovo nulla di fatto di cui la Procura è stata informalmente avvisata dai consulenti che non hanno ancora depositato, però, la loro relazione. Gli ulteriori accertamenti vennero disposti dopo che il pool di tecnici informò i pm, che sulla morte di Giuliano hanno aperto un’inchiesta, di non essere riusciti a raggiungere una conclusione certa dalla comparazione del dna del cadavere, riesumato con quello del nipote del bandito, Biagio Sciortino. Per dissipare i dubbi, allora, i magistrati palermitani che stanno cercando di verificare se, come denunciato in alcuni esposti, il corpo sotterrato nel cimitero del paesino del Palermitano sia di un’altra persona uccisa e messa lì per simulare la morte del bandito, decisero di delegare alla Scientifica il prelievo di alcuni oggetti – un cuscino, una cintura e una canottiera – appartenuti con certezza a Giuliano e custoditi in parte da familiari, in parte nel museo della cittadina. I reperti, però, non sarebbero utilizzabili.
Nella loro prima relazione gli esperti raggiunsero, invece, una conclusione interlocutoria sostenendo che il corpo sepolto e riesumato avrebbe legami di parentela con Sciortino, ma sarebbe impossibile allo stato stabilire il grado di vicinanza. Il pool di medici legali effettuò anche uno studio sulla comunità di Montelepre dell’epoca composta da un numero ristretto di persone spesso imparentate tra loro. Nulla esclude, dunque, che quello sepolto sia un parente lontano di Giuliano messo al posto del bandito fuggito, come sospettano alcuni, negli Usa. Al fascicolo di indagine, che ipotizza il reato di sostituzione di cadavere, si sono aggiunti i ritagli di un giornale americano degli anni ’50 in cui si sosteneva che il bandito all’epoca in cui tutti in Italia lo credevano morto, in realtà, viveva negli Usa. Spetta ora alla Procura, dopo il deposito della consulenza, decidere se andare avanti con l’ indagine e disporre nuovi accertamenti tecnici. (Fonte ANSA)
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13 Giugno 2011, 17:08