25 Ottobre 2013, 19:08
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CATANIA – Improvvisa ed inattesa. Questi i contorni della protesta divampata tra gli studenti di giurisprudenza nella giornata di ieri. Nata quasi per caso, per volontà di un temerario che ha deciso di contestare pubblicamente il corpo docenti, affiggendo dei volantini eloquenti al cancello di Villa Cerami. Ciò ha dato il “La” al resto. Rapido passaparola tra colleghi, ed un assembramento pomeridiano. In tanti hanno protestato, a dispetto di diverse questioni di primaria importanza. Sembra infatti che quanto accaduto ieri abbia scoperchiato il cosiddetto “vaso di Pandora”, e che si sia improvvisamente sprigionato un malcontento celato da molti anni. Per far luce sulle varie sfumature della vicenda, LiveSiciliaCatania ha contattato Nicola Calanducci, rappresentante degli studenti di giurisprudenza nonché coordinatore dell’assemblea svoltasi a margine della protesta.
Nicola, cosa resta della protesta di ieri nel “day after”?
Indubbiamente quanto avvenuto nella giornata di ieri non è fine a se stesso. L’assemblea spontanea radunatasi nella giornata di ieri non porta sigle partitiche ed è venuta in essere per dibattere di diverse questioni particolarmente spinose. Il confronto proseguirà nel corso della prossima settimana. Verrà organizzata un ulteriore assemblea, coordinata dai rappresentanti degli studenti che non si sono dissociati dall’iniziativa, al fine di stilare un documento articolato in un punti ben definiti e argomentati giuridicamente. Successivamente tale documento, che sarà a firma di tutti i presenti, verrà inoltrato alle isituzioni del dipartimento di giurisprudenza , cui si chiederà un confronto per spiegare eventuali obiezioni alle proposte presentate.
Esattamente di cosa si parlerà nel corso dell’assemblea?
Al momento, per una questione di lealtà rispetto al dibattito assembleare che verrà in essere, posso parlare solo in termini generali. Tengo a precisare che la discussione non verte sui carichi di studio o sul coefficiente di difficoltà degli esami. Il dibattito riguarda innanzitutto l’inadeguatezza dei servizi. Chiediamo che tutti i diritti degli studenti vengano rispettati in linea con quanto previsto dal regolamento didattico dell’ateneo. Ovviamente tali idee generali diverranno concrete e specifiche nel corso dell’assemblea.
Come nasce la protesta?
La protesta nasce dall’esigenza di venire incontro alle esigenze di alcuni laureandi. Trattasi di studenti che se riuscissero a laurearsi entro novembre si laurerebbero come studenti regolari, con una carriera perfetta, in regola. Cosa glielo impedisce? Un cavillo burocratico. Infatti per conseguire il titolo di laurea occorre che lo studente superi l’ultimo insegnamento almeno 15 gg prima dell’appello di laurea. L’appello di novembre apre giorno 22 e molti esami (tutti) sono successivi al 7 novembre, essendo dunque ostativi al soddisfacimento del requisito dei 15 gg prima. Una settimana fa abbiamo pensato ad una possibile soluzione: appellarsi ad una delibera non applicata da un anno (la n. 93/2012 del Senato Accademico) che prevede per gli studenti ripetenti e fuori corso l’inserimento di un appello in aggiunta a quelli riservati attualmente previsti. A tal proposito l’idea era di far si che gli appelli riservati venissero fissati ad inizio novembre e ad inizio aprile, con prolungamento obbligatorio fissato ad una distanza di 21/28 giorni. Dopo aver esposto anche agli studenti questa riflessione, abbiamo incontrato il Prof. Auletta, presidente del corso di laurea, il quale ci ha informati che un’eventuale applicazione della delibera avrebbe potuto portare all’abolizione dei prolungamenti delle sessioni regolari. Appreso ciò, le rappresentanze studentesche hanno siglato un sorta di patto col Prof. Auletta: ritirare la proposta pur di mantenere lo status quo.
E come si arriva alla protesta con tanto di volantini “anti baroni”?
Dopo che il “patto” è stato suggellato, le rappresentanze studentesche hanno fatto un resoconto agli studenti, e questi ultimi hanno avuto delle reazioni. Uno di questi, laureando, si è sentito toccato. A seguito di ciò ha deciso di dar vita alla protesta di ieri, con tanto di volantini affissi al cancello, per esporre il suo malcontento verso la facoltà. Man mano che la sua iniziativa ha acquisito sempre più risonanza, abbiamo deciso, di concerto con altri studenti , di dar vita ad un assemblea pomeridiana per aprire il confronto su tematiche da sempre care agli studenti ma che finora non erano state trattate a dovere. Devo dire che l’iniziativa ha avuto un ottimo seguito. A dispetto di una para-assemblea spontanea, organizzata in poche ore, si è registrata la partecipazione di 70/80 colleghi.
Stamani però i rappresentanti di “azione universitaria” si sono apertamente dissociati…
Non commento le scele altrui. Personalmente ho condiviso il momento assembleare, in quanto momento di confronto scevro da influenze partitiche. Ritengo che ogni rappresentanza politica, anche se viene condotta senza vincolo di mandato, sia tenuta a rappresentare le istanze del corpo elettorale; per cui se nasce un dibattito non ci può esimere dal partecipare e dal discutere. Sarebbe uno smacco verso gli elettori partecipanti. Cosa da cui nasce uno scollamento tra base e rappresentanti, in virtù della quale questi ultimi dovrebbero sicuramente trarre delle conseguenze.
Cosa auspichi per il futuro della facoltà?
Per il momento spero solo che vi sia una massiccia partecipazione alla prossima assemblea. In un momento come questo ritengo sia fondamentale il confronto.
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25 Ottobre 2013, 19:08