28 Luglio 2023, 08:24
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CASTELLAMMARE DEL GOLFO (TP) – Beccati dalle camere di video sorveglianza cittadina. Immagini contenute nell’ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Palermo, giudice Lorenzo Jannelli, con la quale sono scattati i sette arresti per l’indagine denominata “Spurgo Low Cost”. Liquami e rifiuti che invece di essere portati negli impianti di depurazione o in discarica, finivano nella rete fognaria. Questo succedeva dal 2021 a Castellammare del Golfo. Con profitti per gli indagati e danni ingenti per le strutture pubbliche e per l’ambiente marino della costa castellammarese.
Il Comune di Castellammare del Golfo, come ha anticipato il sindaco Giuseppe Fausto, si costituirà parte civile nel procedimento che è stato istruito dalla Procura di Trapani e poi, per competenza, è stato trasferito alla Procura distrettuale di Palermo (essendo contestati i reati di associazione a delinquere e traffico di rifiuti). A indagare sono stati gli investigatori della Squadra Mobile di Trapani assieme a Sco, Direzione Anticrimine e Guardia di Finanza. “Sono gravissimi i danni ambientali subiti – dice il sindaco Fausto – restiamo sgomenti anche per la portata dell’accusa, associazione a delinquere finalizzata all’illecito smaltimento di rifiuti e inquinamento ambientale. Auspichiamo che le risultanze delle indagini, alle quali paludiamo, facciano presto completa chiarezza su quanto successo”.
Una indagine che nell’aprile 2021 venne avviata dal Commissariato di Polizia di Castellammare del Golfo, dopo la denuncia di un tecnico comunale. Poi altri elementi sono stati raccolti, man mano che si scoprivano residui che non avrebbero dovuto esserci all’interno degli impianti fognari e delle pompe di sollevamento, che si guastavano.
A scaricare erano i mezzi della ditta adesso finita sotto sequestro, Da.Sca snc. La regia del malaffare, secondo la Procura, sarebbe dei titolari dell’impresa, Giuseppe Giacomo D’Angelo, padre e figlio; a fare loro da spalla il biologo Antonino Buffa. Gli autospurgo svuotavano le fosse imhoff, i mezzi della Da. Sca. raccoglievano rifiuti, e gettavano poi tutto nella rete fognaria, con gli impianti che finivano tanto intasati da andare in tilt. Solo nel periodo di indagine, dall’aprile 2021 all’aprile 2023, gli investigatori hanno contato 90 riversamenti illeciti, alcuni addirittura anche in un piccolo corso d’acqua nel territorio del Comune di Camporeale.
“Un sistema ben collaudato” scrive il gip nel provvedimento, i prezzi concorrenziali, offerti dalla ditta finita sotto sequestro, sarebbero stati tali perché nascondevano il “trucco” , una ditta che così “ha monopolizzato il mercato della costa castellammarese, trovano clienti anche nella vicina provincia di Palermo”.
Un modo spregiudicato di agire. Le intercettazioni hanno permesso agli investigatori di scoprire condotte gravissime. La ditta Da.Sca. dei D’Angelo, dopo avere intasato scarichi e pompe di sollevamento, veniva contattata dalla ditta che gestiva gli impianti pubblici, per porre rimedio ai guasti provocati, ma poi accadeva che gli autospurgo andavano a scaricare in un altro tratto della rete fognaria. “Possiamo pigliarlo – diceva al telefono Giuseppe D’Angelo – e ributtarlo là stesso”.
Secondo quanto emerso dalle indagini, gli operai della ditta, come Aldo Ferrantelli e Rosolino Foderà, cercavano di non effettuare i riversamenti sempre nello stesso posto. I luoghi preferiti erano un paio, “tu dove ti senti di andare vai”. Gli indagati erano perfettamente coscienti del crimine commesso: “Meglio uccidere una persona che avere a che fare con l’inquinamento ambientale”.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i falsi certificati avrebbero permesso alla ditta dei D’Angelo di scaricare, in alcuni impianti di smaltimento, rifiuti diversi da quelli indicati.
A “truccare” le carte sarebbe stato il biologo Antonino “Nenè” Buffa. Anche in questo caso state determinanti le intercettazioni. Il biologo Buffa è stato ascoltato mentre riceveva, per telefono, le indicazioni dalla segretaria della ditta, Maria Elena Ilardi, sul tipo di classificazione da mettere sui certificati. Il biologo obbediva “senza fare alcuna campionatura”. I reflui sono così finiti nell’impianto di depurazione di Alcamo. Troppo lontana la giusta destinazione, un impianto di Termini Imerese. E il biologo avrebbe lavorato secondo i desiderata dei D’Angelo anche quando risultava ufficialmente in ferie. “Mi farà avere le analisi anche senza il campione”, così diceva la Ilardi a un interlocutore: “Il campione è superfluo, è qualcosa in più…il campione il laboratorio non ce lo richiede”.
Emblematica l’intercettazione che riguarda il figlio del biologo, dopo la scoperta della microspia nell’auto del padre, collocata dagli investigatori: il giovane si lamentava con i genitori, perché il padre indagato, lo aveva costretto a seguire nella scelta della professione. “Perché non mi sono potuto seguire una mia carriera che magari avrei potuto guadagnare più soldi”, dice il figlio. Il Gip annota questo sfogo evidenziando che vi era piena consapevolezza anche nell’ambito famgliare, delle condotte di Antonino Buffa.
Giacomo D’Angelo pare avesse intenzione di prendersela malamente con chi, all’interno del Comune di Castellammare del Golfo, man mano che si scoprivano gli scarichi illeciti, proicedeva nel far saldare alcuni tombini. Parlando con Ferrantelli ricordava come nel libro di Sciascia, “Il giorno della civetta”, don Mariano, suddivideva il genere umano.
“Ti ricordi – diceva D’Angelo – omini, mezzi omini, ominicchi e quaquaraquà, sono quaquaraqua…nel momento in cui gli vai a bussare a casa e li pigli, vieni a fare un giro in macchina con me, vedi come si stringono le spalle”. Giacomo D’Angelo meditava addirittura di mettere su una squadra per far saltare i tombini saldati: “Un mi firu (non sono capace) a far saltare cinquanta, cento tombini? Faccio saltare le saldature e faccio scomparire i tombini, a costo di lasciare cento buchi per le strade”
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28 Luglio 2023, 08:24
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