Gli albergatori disperati | “Il governo ci salvi”

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27 Marzo 2020, 12:44

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PALERMO – “Ci chiediamo quanto dobbiamo aspettare perché le istituzioni intervengano ad arginare una crisi paragonabile a una guerra”: la voce di Marco Mineo, presidente di Assohotel Palermo (Confesercenti) è quella del settore turistico devastato dall’emergenza coronavirus. L’associazione rappresenta una decina di strutture del Palermitano per circa duemila camere totali, compreso l’hotel Mercure reduce dalla quarantena in blocco poiché ospitava la prima persona risultata positiva al virus a Palermo; Mineo, quindi, ha ben presente il buio in cui vive chi lavora nel comparto alberghiero. “A Palermo – spiega – come in altre realtà italiane, le cancellazioni ammontano al 95-98 per cento. Praticamente non incassiamo, anzi prestiamo servizio con una valenza sociale per i parenti delle persone ricoverate o per medici e infermieri impegnati in questa battaglia di difficile lettura. Poi poco altro, in questo momento parlare di ‘hotel aperti’ è un’utopia”.

La denuncia di Assohotel riguarda “le blande misure finora messe in atto dal governo – dice Mineo – che permettono sì di mettere in sicurezza i dipendenti con la cassa integrazione, ma senza accorciare i tempi burocratici. Dato che i tempi per attivare l’ammortizzatore sociale possono arrivare anche a 45 giorni, realisticamente alcuni dipendenti potrebbero non ricevere lo stipendio del prossimo mese”. Il decreto Cura Italia non ha tranquillizzato l’associazione di categoria, secondo cui il settore non è stato trattato approfonditamente: “Il decreto ha introdotto il 60 per cento del credito d’imposta dagli affitti – afferma Mineo – ma solo per i negozi; di contro il 40 per cento circa degli alberghi ha in affitto le strutture. Sarebbe bastato estendere la misura anche al comparto turismo. Cosa che pare il prossimo decreto preveda, ma una soluzione dev’essere trovata presto, una volta per tutte e in maniera decisa”.

In ogni caso, Mineo e i gestori delle strutture di Assohotel hanno pochi dubbi sull’irrecuperabilità dell’anno in corso: “Per chi lavora nel turismo sarebbe auspicabile eliminare il 2020 dal punto di vista dei tributi, perché di fatto non avremo nessun tipo di ricavo ma soltanto costi. Non lo diciamo solo noi ma anche personalità illustri come l’ex presidente della Bce, Mario Draghi. E ci sentiamo quasi abbandonati – aggiunge Mineo – perché senza un intervento forte rimarranno chiuse molte strutture che in questo momento d’emergenza lo sono già. Si è parlato di varie ipotesi, come la sospensione di tutti i termini dell’Irpef e altre, ma la verità è che una guerra sta incidendo sulla nostra vita”.

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“Come limitare i danni? Avevamo pensato a idee semplici ma potenzialmente efficaci: per esempio dare la possibilità agli utenti dei principali siti di prenotazione di convertire le cancellazioni in voucher, validi un anno; idee che però devono essere traslate in risposte celeri dalle istituzioni”. Il rammarico di Mineo per la crisi in cui è piombato il turismo palermitano è grande: “Stavamo vivendo una grande ascesa, adesso dobbiamo ricominciare tutto da zero per ridare splendore alla destinazione. Ma credo che la nostra sia una bella città – aggiunge – e che l’Italia sia un Paese meraviglioso: ne è la prova anche la giustissima iniziativa della Regione Siciliana, il bando aperto agli alberghi con almeno cento camere per ospitare chi è in quarantena che già vede coinvolto l’hotel San Paolo. Se non dovessimo farcela potrebbe essere più logico pensare al coinvolgimento di strutture con un minimo di cinquanta camere, ma speriamo non ci sia proprio bisogno di questo suggerimento”.

Due per Assohotel Palermo i punti fondamentali su cui è necessario agire nell’immediato per salvare gli alberghi: “Fondo di garanzia e cassa integrazione, accedervi non dev’essere più così difficile – taglia corto il presidente –. Non possiamo girare attorno a piccolezze, abbiamo la necessità di essere molto snelli: chi chiama la propria banca deve sapere subito se è entrato nel fondo di garanzia, chi chiama il consulente del lavoro per la cassa integrazione, in deroga o no, deve sapere subito se in quindici giorni i dipendenti avranno i soldi nei conti correnti. Per il turismo prima di ricominciare a marciare ci vorrà molto tempo, la misura principale sarà concederci di avere un futuro”.

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27 Marzo 2020, 12:44

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