Gli alleati affondati con il Pd |Ecco le “vittime” della mattanza

di

22 Giugno 2016, 05:35

4 min di lettura

CATANIA – Nessun progetto, nessuna visione se non quella autoreferenziale, poco rispetto degli alleati e, in generale, delle diverse anime della compagine. Dopo le critiche interne, aspre, arrivano quelle degli alleati del Partito democratico, naufragati alle amministrative insieme a quella che sembrava la corazzata democratica di tre anni fa ma che in realtà è stata ridotta a una barchetta, che alla fine è naufragata. Il giudizio dei movimenti e dei partiti che gravitano intorno al Pd è impietoso e lascia poco all’immaginazione. A cominciare da quello del Megafono. Il movimento del presidente della Regione affonda insieme ai dem, a Caltagirone, dove appoggia Pignataro, come a Giarre, dove sostiene la Spitaleri. Qui, però, ottiene numerosi consensi, elegge due consiglieri, ma non il sindaco.

“Il Megafono è cresciuto di tre volte dal 2013 – afferma il coordinatore provinciale, Giuseppe Caudo. Siamo passati da 360 preferenze a 1420, arrivando al 10 %, per cui non si può certo dire che il risultato sia negativo. Il candidato che abbiamo appoggiato non ha vinto – continua – perché è stato il Pd, con le sue lotte intestine, a farlo perdere”. Caudo non ha dubbi: “Dalle Alpi a Lampedusa è evidente che il Partito democratico non riesca più a parlare con gli elettori storici, a lavorare sul territorio. A Catania – prosegue – questo è ancora più lampante”.

Secondo l’esponente del Megafono, occorre e subito un cambio di passo, che non sia solo quello di “trovare le ragioni dell’unità”, ma di trovare “le ragioni politiche”. “Non può continuare a essere ostaggio delle segreterie – continua – il cambiamento non è solo una questione anagrafica: serve metterlo in pratica. Ostinarsi a non farlo provoca sconfitta su tutti i fronti”. Caudo spiega come il Megafono sia già al lavoro per le prossime amministrative del 2017 “Ma non aspetteremo certo che il Pd finisca di litigare per poi subirne le scelte”.

Un altro alleato molto critico è Nicola D’Agostino, tra le anime di Sicilia futura. Il movimento al governo con Crocetta – e che a Catania appoggia Enzo Bianco – ha sostenuto a Giarre la Spitaleri ma a Caltagirone ha appoggiato Gino Ioppolo. Un pareggio, dunque, per Sf, altra realtà che gravita intorno al Pd ma che non vuole rimanere schiacciata dai dem. Da qui la scelta di correre, a Caltagirone, con il candidato di centrodestra. “Abbiamo scelto di sostenere la proposta che abbiamo ritenuto più solida e più rispondente alle esigenze di un Comune in difficoltà e dei suoi abitanti. Nelle realtà comunali – spiega il deputato regionale – si decide in base ai programmi e il Pd, che dovrebbe essere leader, non ha fatto alcun ragionamento politico con un chiaro programma che consolidasse le alleanze”.

L’appoggio alla Spitaleri nasce da questo stesso principio: “Tania ci è sembrata la risposta più fresca e rispondente ai bisogni di rinnovamento della comunità – continua – ma il Pd è riuscito a perdere al ballottaggio. E’ diventata una maionese impazzita che ha portato alla sconfitta”. Giudizi critici che però non mettono in dubbio la collocazione di Sicilia futura. “Siamo alleati del Pd di cui ci sentiamo una costola – sottolinea D’Agostino – ma siamo liberi, soprattutto, ripeto, in assenza di una visione politica. Noi ragioniamo con i democratici, ma se il Pd non apre ragionamenti che coinvolgano tutti, se non propone, continueremo a sentirci liberi”. Insomma, per il deputato regionale, quella forza che sembrava catalizzare tutto e tutti non riesce più ad accorpare gli “Alleati naturali”.

Ma è dai socialisti e, in particolare, dal deputato Antonio Malafarina (Psi) che arriva la critica più feroce. L’ex membro del Megafono, che ha lasciato sbattendo la porta alla mancata rivoluzione, lancia accuse al vetriolo. “Mi sembra che in Sicilia il numero dei sepolcri sia in aumento – afferma. Non mi riferisco a quelli dei riti pasquali ma al versetto del vangelo secondo Matteo che narrava “guai a voi scribi e farisei ipocriti che rassomigliate a sepolcri imbiancati: belli a vedersi all’esterno ma dentro pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Come i sepolcri imbiancati dell’antimafia parolaia e vuota, interessata ad affari e poltrone che Sciascia aveva preconizzato con sagace lungimiranza ed i sepolcri imbiancati di una politica parolaia e vuota attratta dalle stesse poltrone”.

Non ci sarebbe alcuna visione politica, secondo il deputato, se non un’autoreferenzialità dannosa.  “Si esportano rifiuti e, in attesa degli inceneritori, il fumo degli incendi di ettari di campagne, si convocano riunioni chiarificatrici ma manca la Politica – tuona –  quella che dovrebbe riunire attorno a un’idea e un progetto sociale il consenso degli elettori. Quella politica in cui crede il popolo di 5 stelle che ha vinto per coerenza ma che resta senza un progetto di società. Lotta alla corruzione ed agli sprechi, buon governo, servizi efficienti sono uno strumento che dovrebbe appartenere ad ogni forza politica per la realizzazione di un progetto – continua: sono strumenti di lavoro eticamente doverosi, non il fine. Ma restiamo in fiduciosa attesa delle riunioni chiarificatrici delle segreterie politiche, fatte per la resa dei conti dopo le elezioni e non prima per concordare programmi e candidati e – conclude – evitare una sconfitta annunciata”.

 

 

Pubblicato il

22 Giugno 2016, 05:35

Condividi sui social