Gli equilibri dopo il voto |I nuovi signori della politica

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16 Giugno 2015, 06:03

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CATANIA – Che per diventare sindaco non sia più necessario l’appoggio esplicito dei partiti maggiori è un fattore che in questa tornata si è via via consolidato. Ciò non toglie però che ancora oggi gli errori delle formazioni maggiori possano risultare fatali. Lo sa perfettamente Sebastiano Di Stefano che ha  visto sfumare per poco meno di cento voti il sogno di guidare la città di Tremestieri nei prossimi cinque anni. Non fosse esploso il giallo in casa Pd, con tanto di lista annullata, – chissà – potrebbe non essere Santi Rando, oggi, il primo cittadino entrante.

Ma anche dove la vittoria è sul piatto, non è detto che l’azione del partito di Renzi da sola sia risultata decisiva. Per spuntarla infatti c’è voluto dell’altro. Già, perché se Graziano Calanna è riuscito a ribaltare a Bronte il risultato del primo turno, mandando a mani vuote Salvatore Gullotta e la dynasty Firrarello-Castiglione, lo si deve in buona parte all’astuzia del deputato regionale Anthony Barbagallo. Qui c’entra assai poco l’uscita dei scorsi giorni alla Regione in favore della proclamazione dello stato di calamità dopo la grandinata che si è abbattuta sul paese del pistacchio. L’ormai ex sindaco di Pedara la sua partita l’ha giocata e vinta quando è riuscito a strappare dalla disponibilità della sinistra del Pd brontese il ticket per la candidatura a primo cittadino in favore di un proprio compagno di cordata.

Buona la tattica, peccato però che il triplete – un po’ come per la Juventus quest’anno – alla fine non sia arrivato, smorzando l’esultanza di uno degli astri nascenti della politica siciliana. Perché se a Bonte Barbagallo ha portato il risultato a casa, stessa cosa è accaduta, e assai più agevolmente, a Pedara, dove il vice Antonio Fallica ha raccolto una vittoria che ha superato di molto le più rosee aspettative dei pronostici. Anche Sebastiano Di Stefano era nella disponibilità del scuderia del deputato regionale che oggi è nel Pd, ma prima nell’Mpa di Raffaele Lombardo e prima ancora nell’Udc. Qualcosa però, e lo si è visto, non ha funzionato.

Ma nella battaglia di Tremestieri è stato un altro onorevole seduto all’Ars a ritagliarsi un ruolo decisivo. Si tratta di Luca Sammartino, che dopo la conquista di Mascalucia con l’elezione di Giovanni Leonardi, mette il proprio sigillo in uno dei paesi tra i più strategici dell’area etnea. In questi mesi ha evitato in tutti i modi di farsi incrociare pubblicamente tra le strade tremestieresi. Questo per non scontentare quel Partito democratico che ultimamente gli ha rilasciato la tessera. Con lui c’era anche Valeria Sudano, che al suo fianco ha condiviso tutti gli instanti di vita di Articolo 4, dalla nascita alla fusione a freddo col Pd. Poco male, però, se per il Corriere della Sera la vittoria di Rando è derubricabile tra quelle nel catino del centrodestra: il dato vero è che il gruppo politico e umano di Sammartino miete un successo che potrebbe preluderne altri. Fra questi – perché no – ci potrebbe essere anche la conquista di Catania.

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A San Giovanni la Punta l’appena eletto Nino Bellia non poteva non affacciarsi dalla finestra del comitato elettorale con accanto l’uscente Andrea Messina. Tutto questo non solo per un piccolo gaudium magnum de noantri e neanche per sancire la convivenza pacifica tra due papi che è già su carta con la nomina dell’ex primo cittadino ad assessore. I rumors dicono che Messina su quella poltrona non si siederà mai. Il prossimo obiettivo, per lui, è tuttavia da allestire. Di certo c’è che non resterà con le mani in mano. Sarebbe un’ipotesi poco credibile per chi ha saputo mettere per la terza volta in coalizione centrodestra e il centrosinistra senza che nessuno gridasse all’inciucio e raccogliendo la cifra bulgara dell’85% appena cinque anni fa.

In tutto ciò, il Pd puntese si muove in maggioranza da semplice gregario e non da capitano. E se a Bronte Firrarello non è riuscito a pilotare la propria successione; il centrista Messina ce l’ha fatta sicuramente. Insomma, il salto di qualità è ora nelle sue disponibilità. Tuttavia non si tratterebbe di una favola politica mai vista sul territorio. Il precedente è targato ancora una volta Anthony Barbagallo, che nel 2012 riuscì a farsi eleggere all’Ars nelle liste del Pd, arrivando non solo primo in provincia, ma raccogliendo il 68% dei voti espressi nella sola Pedara. Comune, per inciso, ben più piccolo dell’attuale San Giovanni La Punta.

 

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16 Giugno 2015, 06:03

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